
Carte Vasari, battuto il ministero Rimborso quadruplicato in appello
di Alberto Pierini
E se l’oligarca ci avesse visto giusto? Lui, Vassilij Stepanov, che quelle carte le aveva comprate a qualcosa come 150 milioni di euro. Rendendo felice la famiglia che ne era proprietaria: la famiglia Festari, che da allora insegue quella felicità perduta. Perché attraverso l’esproprio disposto dal ministero quella somma era dimagrita ad un milione e mezzo, roba da sauna svedese. Ora l’impennata. Per l’Archivio Vasari lo Stato deve pagare quattro volte tanto: sei milioni e trecentomila euro. Lo hanno disposto i giudici della Corte d’Appello civile di Firenze. E lo hanno disposto sulla base di una perizia accuratissima condotta tra gli altri da un esperto di livello mondiale: Pietro De Bernardi, proprietario della Casa d’Aste Pandolfini, tre sedi prestigiose in Italia e quella centrale proprio a Firenze. Il valore reale di quelle carte, ha sancito, è di 63 milioni di euro.
Non solo. Quel valore sarebbe stato decisamente superiore, forse fini ai livelli individuati da Stepanov, se una ciambella non fosse riuscita con il buco. I disegni presenti nell’Archivio, per quanto affascinanti e capaci di riportarti indietro nel tempo, non sono di Michelangelo, come invece si era sempre pensato: o almeno non per i giudici e per questa sorta di vertiginoso "expertise" condotto sulle carte.
Ma la vera iattura dei fratelli Francesco, Leonardo, Antonio e Tommaso Festari è un’altra. E’ che la cifra "a pagare" per quelle opere è dieci volte inferiore al loro valore. E il motivo è semplice. I famosi vincoli dei quali i documenti sono gravati. Quello pertinenziale, la garanzia che da Arezzo non si possono muovere, elemento che rallegra la città ma molto meno i proprietari. E quello sulla unicità: quelle carte non possono essere spacchettate, trattate separatamente o simili. Alla fine della somma, o meglio della differenza, ecco la somma che ne emerge: sei milioni e trecentomila euro.
E finisce che la prima conseguenza è quella di scontentare tutti. Perché la famiglia Festari esulta all’aumento della somma ma è pronta a fare ricorso, per riavvicinare la forbice al vero valore. In questo affiancata dall’avvocato storico aretino che li segue da sempre, Guido Cosulich, anni di studi e analisi di questo caso.
E di certo non farà felice il governo: perché la somma da saldare diventa davvero alta per il ministero. Una partita nella quale i Festari con i loro legali avevano lanciato in campo non solo l’offerta di Stepanov ma anche l’entità dell’assicurazione stipulata in occasione della mostra del 2016, Copriva i documenti esposti per un valore di novanta milioni. Da qui uno dei filoni della delusione. "Il giudice sorprendentemente ha risposto che il valore assicurativo non ha alcuna relazione con quello effettivo del bene. A differenza di quanto la Corte dei Conti avesse deciso per il patrimonio della Fondazione Buonarroti".
Quindi? "Questa sentenza è per noi un passo in avanti, riconosce quello che sosteniamo da anni: il valore dell’Archivio non può essere ridotto a soli 200 euro per foglio, quel milione e mezzo per noi era un tentativo di “scippo“". Ma sono pronti alla Cassazione. "Perché anche questa cifra si discosta da qualunque valore di mercato". Lo scenario è quello di una sospensione del pagamento e di un ricorso doppio alla Cassazione: il ministero da una parte e la famiglia dall’altra. Entrambi in attesa dell’ultima parola, entrambi con un assegno (da pagare o da riscuotere) che brucia tra le mani. E la storia continua.