Erika Pontini
Cronaca

Carboni era finanziato dal giro di Mureddu: dall’evasione fiscale i soldi per pagarlo

Uscite le motivazioni della sentenza: anche lo studio romano dell’incontro con Boschi era a carico della Geovision fallita. Il misterioso faccendiere chiamava il "collega" figlioccio

Mureddu

Arezzo, 21 aprile 2022 - Era incensurato Flavio Carboni, il faccendiere dei grandi misteri italiani. Ma, nonostante questo, il tribunale di Arezzo che lo aveva condannato a due anni e 4 mesi per ricettazione nell’ambito dell’affaire Geovision, non gli aveva riconosciuto le attenuanti generiche «a fronte della non trascurabile gravità delle condotte», sia per le cifre che per il comportamento «disinvolto».

Brutta pagina quel mezzo milione di euro bonificato sul conto dell’ex moglie da parte della Vertigo, liquidità proveniente dall’omessa dichiarazione dell’Iva. Per il resto delle accuse non si era arrivati alla condanna: altri 460 mila euro incassati dalla Geovision ma il reato era già la bancarotta preferenziale, e niente di penalmente rilevante sull’ambizioso progetto Grafene per cui ne erano stati spesi d’anticipo altri 100.

Un «fiume di denaro» finito nelle tasce di Carboni. Ma dalle cento pagine di motivazione della sentenza, pronunziata pochi giorni prima che Carboni si spegnesse a 90 anni con il suo carico di misteri, da condannato (per un reato minore), emergono gli ultimi anni di una vita vissuta sul filo del rasoi con accanto l’amico aretino, Valeriano Mureddu – di fatto amministratore della Geovision – che Carboni presentava affettuosamente come il suo ’figlioccio’, hanno raccontato i testimoni in aula. Viene alla luce innanzitutto che lo studio romano di Carboni – difeso dall’avvocato Nicoletta De Santis – era pagato da Geovision di Civitella in Valdichiana, passata dal commercio di macchine agricole all’ingrosso di materiali plastici e poi fatta fallire.

Proprio lì si consumò l’incontro tra il vicepresidente di Banca Etruria Boschi per l’ipotesi di acquisizione di un fondo del Qatar e la caccia a un nuovo direttore generale. Quell’ufficio costava qualcosa come 120mila euro l’anno. Uno dei più noti faccendieri italiani, dal Banco Ambrosiano alla P3 veniva in sostanza «foraggiato» dalla presunta cricca di Mureddu. Sia per i suoi «interessi affaristici» che «privati».

Basti pensare – è riportato – che all’ex moglie, all’allora compagna e al fratello di quest’ultima vennero effettuati bonifici per un totale di oltre un milione di euro. Caduto il reato di autoriciclaggio nonostante dall’istruttoria è emerso che Carboni e Mureddu pagarono 138mila euro di caparra per ricomprare la casa romana del faccendiere.

Un altro capitolo è il ruolo di Giuliano Michelucci nel cui ufficio perugino verranno ritrovati 3700 fascicoli di dossieraggio relativi a magistrati, appartenenti alle forze dell’ordine e privati. Anche per lui 220mila euro provenienti dalla Vertigo e una condanna per ricettazione. Alla fine il tribunale ha ritenuto sussistente la frode contro Mureddu - difeso dall’avvocato Francesca Pieri – mediante l’interposizione fittizia di società cartiere di cui sono stati ricostruiti i passaggi e che ha sfruttato la neutralizzazione dell’Iva in importazione».

Cadute invece le accuse per emissione di fatture per operazioni inesistenti. Mureddu è stato ritenuto colpevole anche di bancarotta per distrazione (due imputazioni su quattro) e, tra gli episodi citati in sentenza– oltre agli appartamenti a libro paga della Geovision (anche quello di Arezzo dove viveva Mureddu) – compare l’acquisto di camicie per 250mila euro, oltre alle vetture personali.

La sentenza invece non dà credito agli «asseriti» tentativi di scalata di cui si è favoleggiato: Arezzo calcio, Banca Etruria, Cantarelli. «Gli esami dei testimoni (tra cui Pierluigi Boschi, ndr) non hanno fatto piena luce sulle relative vicende che sono restate fumose, attorniate da una cortina di nebbia». Caduta anche l’associazione «vi era un accordo diretto soltanto alla commissione di alcuni specifici reati».