MATTEO MARZOTTI
Cronaca

Camionista salvato in A1 tre volte: "Il cuore non ripartiva, poi lo scatto"

Parlano i soccorritori. Monica: "Mio padre morì durante il massaggio cardiaco, da allora sono volontaria". Andrea: "Ho scelto l’impegno in ambulanza pensando a mia figlia". Il coraggio e la scelta di chi salva vite

Andrea, Iliana e Monica a bordo dell’ambulanza della Croce Bianca dopo aver salvato la vita al camionista

Andrea, Iliana e Monica a bordo dell’ambulanza della Croce Bianca dopo aver salvato la vita al camionista

Arezzo, 11 ottobre 2023 – “Per me è come se si fosse chiuso un cerchio". Monica Cerofolini ha 30 anni, è un’infermeria, ma anche una volontaria della Croce Bianca da tre anni. "Mi ero appena laureata in scienze infermieristiche quando è morto mio padre - racconta - anche lui colpito da un arresto cardiaco. Gli praticai un massaggio, ma non riuscì a salvarlo e in quel momento persi alcune delle mie certezze, la sicurezza di saper fare la cosa giusta. L’esperienza con la Croce Bianca è stata fondamentale: mi ha aiutato a vincere quella paura di non essere all’altezza". Un’esperienza personale forte, una motivazione nata tra le mura di casa, come quella di Andrea Geppetti, 48 anni, autista soccorritore di notte e ogni giorno al lavoro, dipendente della Beta Due. "Una sera, dieci anni fa - ricorda Andrea - guardando il telegiornale sentii la notizia di una bambina morta soffocata a causa di un boccone. Mia figlia era piccola all’epoca e mi resi conto che in una situazione di emergenza come quella non avrei saputo cosa fare. Decisi di diventare un volontario e così da dieci anni sono in Croce Bianca". Due, tre notti a settimana a volte in compagnia, come lunedì sera, di Monica e Iliana Cioban con le quali ha letteralmente salvato la vita ad un camionista di 60 anni. "Erano da poco passate le 20 quando è partito l’intervento" ricordano Monica e Andrea. "Arrivati nell’area di servizio di Badia al Pino Ovest tramite la centrale operativa ci siamo messi in contatto con l’uomo che avvertiva dolori al petto". Qui il 60enne, in piedi fuori dal proprio mezzo, li attende nel parcheggio in mezzo a decine e decine di mezzi fermi per trascorrere la notte. L’uomo fornisce le proprie generalità e sale da solo in ambulanza: tutto lascia pensare ad un malore e non alla possibile tragedia. "Ho fatto giusto in tempo a chiedergli il codice fiscale che ha perso conoscenza, era cianotico - prosegue Monica - i parametri sono scesi ed era chiaro fosse in arresto cardiaco. Con Iliana e Andrea abbiamo quindi praticato le manovre di rianimazione e defibrillato il paziente per tre volte". Intanto viene allertata l’automedica che parte da Arezzo con destinazione l’area di servizio. Passano quindici interminabili minuti.

Defibrillavamo il paziente e lui si riprendeva ma ecco che andava nuovamente in arresto - sottolinea Monica - arrivi a pensare che stai sbagliando qualcosa. Per fortuna siamo una squadra davvero affiatata, un equipaggio molto unito. Non ci siamo persi d’animo". Il 60enne si riprende, si stabilizza, viene così trasferito all’ospedale San Donato dove arriva cosciente. "Ha perfino chiesto il proprio cellulare una volta portato alla soglia del pronto soccorso - aggiunge Monica - è stata una serata davvero tosta, anche a livello emotivo. Per me, come ho detto, è stato un po’ come chiudere un cerchio". Un’esperienza che Andrea, Monica e Iliana ricorderanno a lungo anche se già pronti a salire di nuovo a bordo. "Oggi (ieri, ndr) sono al lavoro e domani sera torno tornerò in ambulanza" spiega Andrea. "Questa esperienza - gli fa eco Monica - vorrei che servisse a sottolineare l’importanza delle associazioni come la Croce Bianca e la necessità di avere volontari, persone preparate davanti alle emergenze".