Bianchi sì ma con giudizio: prime tavolate senza follie, il vero test nel weekend

La zona tranquillità debutta in un clima senza eccessi, molti locali restano chiusi per il turno di riposo. Ma la vera movida arriva venerdì

Zona bianca

Zona bianca

Arezzo, 22 giugno 2021 - Il segno più evidente del cambiamento di passo, del rientro in zona tranquillità, della bandiera bianca che non è un simbolo di resa ma di rinascita sono le tavolate fuori dei bar e anche dei ristoranti all’ora di pranzo. Sei, anche sette persone allo stesso tavolo per il pranzo o anche solo per l’aperitivo: tutto quello che era vietato fino a 24 ore prima, a meno che i commensali non fossero familiari conviventi.

Si vedono sotto i portici di San Jacopo, in piazza Grande e anche in via Guido Monaco: magari non sono nemmeno amici che festeggiano, solo colleghi, ad esempio bancari in pausa, che si ritrovano intorno allo stesso tavolo quando prima erano costretti ad occuparne almeno due e ben distanziati. E’ un altro sintomo di lento rientro nella quasi normalità che è proseguito a marce forzate per tutto questo mese di giugno nel quale il virus ha vistosamente allentato il suo assedio e in cui gli aretini stanno lentamente riprendendo le vecchie abitudini, quelle di prima che la pandemia ci cambiasse la vita, per intenderci.

Certo, ci vuole di aguzzare un po’ gli occhi per percepirlo, in un lunedì ancora lontano dal fine settimana, che è il trionfo di quelli della notte. Ma intanto il coprifuoco non c’è più, intanto i cinema possono tornare agli orari classici, intanto non c’è più l’affanno di guardare l’orologio, come Cenerentola, perchè a mezzanotte finisce l’incantesimo e bisogna rientrare in casa prima di finire trasformati in zucche, pardon: prima di incappare in qualche controllo e in qualche multa.

Riaprono le sale giochi, restano chiuse solo le discoteche, simbolo massimo di trasgressione in epoca di Covid: niente ballo (nemmeno i lisci e i tanghi delle scuole specializzate), ultimo traguardo da abbattere per dire che l’emergenza è finita, sia pure con tutte le avvertenza del caso per non ripiombarci dentro. E’ una giornata quasi morta anche per l’after hours: San Francesco, il cuore della movida, resta deserta per tutta la giornata: è lunedì e nessuno dei locali, neppure lo storico Caffè dei Costanti, se la sente di rinunciare a un giorno di riposo per un incasso incerto.

La prova vera della zona bianca, dunque, verrà nel fine settimana, quando si scateneranno movida e magari anche malamovida, con quei branchi di ragazzotti che imperversano per strade e piazze come stormi di uccellacci fastidiosi.

Allora verranno al pettine un bel po’ di nodi: la protesta dei comitato della Badia, che si è fatto sentire anche nell’ultimo consiglio comunale aperto, la rabbia strisciante dei residenti del Corso, che si sentono assediati dalla Ztl fino alle 24, impossibilitati a dormire fino a tardi per gli schiamazzi, tagliati fuori da casa per un divieto di circolazione che non prevede zone di parcheggio loro riservate, i ragazzini ubriachi che vomitano dentro i portoni delle traverse, quelli che ci vanno a fare i loro bisogni.

Gli stessi problemi del prima, insomma, ed è già un sollievo che se ne possa parlare invece che di morti e infettati. Ma ciò non toglie che il test del bianco dipinto di bianco sia rimandato da venerdì in avanti, un weekend caldo e non solo per l’afa. Intanto, sul ponte metaforico degli aretini sventola la bandiera cara a Battiato, lui che se ne è andato senza vedere la fine della traversata nel deserto che cominciamo a intuire noi. Anche da una tavolata con sei commensali. Che bella la quotidianità di una volta