"Bagni e Bruni ignoravano i rischi" Svolta nel caso dell’Archivio di Stato

Nell’udienza del processo per la fuga di gas il colpo di scena dell’ex dirigente del ministero Famiglietti "I due dipendenti non erano informati sull’argon". Le funzionarie dell’indagine alla prossima udienza

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di Federico D’Ascoli

"Bagni e Bruni non sapevano dei rischi legati al gas argon". Svolta nel processo sulla tragedia dell’Archivio di Stato di cui qualche giorno fa era il quarto anniversario. In aula, di fronte al giudice Giorgio Margheri, sono sfilati alcuni testimoni dell’accusa, sostenuta del pubblico ministero Laura Taddei.

Tra questi Gino Famiglietti, all’epoca dei fatti direttore generale degli Archivi al ministero dei Beni culturali. L’ex dirigente di Stato ha spiegato di aver disposto un’indagine interna subito dopo la fuga di gas che uccise Filippo Bagni e Piero Bruni accorsi per staccare l’allarme che era scattato per l’ennesima volta alle 7.4 di mattina, senza che fosse scoppiato un incendio. Secondo Famiglietti i due dipendenti dell’Archivio erano "inconsapevoli dei rischi corsi".

Due funzionarie del ministero, che saranno sentite nella prossima udienza del 13 ottobre, hanno lavorato per riscostruire la dinamica della tragedia.

Quando le due funzionarie si sono confrontate con Igeam, la società che si occupava della sicurezza all’Archivio, sarebbero venute alla luce alcune lacune: "Scoprimmo che Igeam - ha raccontato Famiglietti in aula - non sapeva dove fossero messe le bombole all’Archivio di Arezzo, che nessun addetto avrebbe fatto sopralluoghi nel palazzo e che Bagni e Bruni non avrebbero saputo che l’argon fosse pericoloso".

Famiglietti ha aggiunto di aver inviato una lettera all’allora ministro della Cultura e al suo segretario generale che si occupava degli aspetti sulla sicurezza degli Archivi di Stato.

Le due funzionarie dovranno spiegare il 13 ottobre prossimo come arrivarono a quelle conclusioni. Per Famiglietti nei corsi di formazione che Bagni e Bruni avevano seguito, l’argomentoi non sarebbe stato trattato.

L’ex direttore generale al ministero ha anche parlato del ruolo del direttore dell’Archivio Claudio Saviotti: non avrebbe avuto l’autonomia di spesa che si può attribuire a un datore di lavoro. I fondi destinati alla sicurezza e alla manutenzione degli impianti di allarme c’era un piano triennale del ministero e nessuna autonomia di spesa.

Tra le cause principali della tragedia ci sarebbe la valvola di sicurezza montata al contrario e priva di un disco di rottura e di una tubazione dello scarico all’esterno: un doppio elemento che dovrebbe aver provocato la fuoriuscita dell’argon nel locale bombole e non nell’archivio, lì dove il suo uso antincendio sarebbe stato logico.

Sono undici le persone rinviate a giudizio con l’accusa di omicidio colposo plurimo.