
Non avevano paura nemmeno della polizia che avevano accerchiato nella zona delle scale mobili, cercando anche di rubare le pistole a un paio di agenti. Il processo alla baby gang Montana ha vissuto ieri un’udienza in cui hanno testimoniato alcuni esponenti delle forze dell’ordine convocati dall’accusa sostenuta dal pubblico ministero Julia Maggiore. Quel gruppo di giovanissimi che per oltre due anni almeno ha terrorizzato i coetanei aretini (e non solo) a suon di botte, rapine e minacce. Walid Rakia, origini magrebine, oggi ha 20 anni ed è arrivato per l’occasione dal carcere di Cremona dove è rinchiuso dopo qualche settimana ai domiciliari dalla mamma. Le porte del carcere si sono riaperte perché ha evidentemente violato gli obblighi di legge legati ai ‘domiciliari’.
Secondo l’accusa Montana (così è conosciuto Rakia nel mondo della musica trap) sarebbe stato alla guida di una gang di almeno nove giovani accusati di associazione per delinquere, rapina, lesioni e spaccio. Tutti gli episodi contestati alla baby gang si sono svolti nel cuore del centro storico: scale mobili, Sant’Agostino, Prato e via Roma. Ieri in aula di fronte al giudice Stefano Cascone c’era solo Rakia, difeso dall’avvocato Francesca Arcangioli, gli altri componenti del gruppo sono infatti a giudizio al tribunale dei minori di Firenze.
In aula è stato ricostruito l’episodio di fine 2021 quando Rakia fu arrestato per l’assalto a due giovani e anche per resistenza a pubblico ufficiale. Il poliziotto in aula ha ricostruito l’arresto del trapper rivelando che in quella notte, insieme ad altri due colleghi, era stato accerchiato da una ventina di ragazzi e aveva dovuto chiedere il supporto di altri colleghi per gestire una situazione potenzialmente esplosiva. L’agente ha raccontato di un borsetto che conteneva una bottiglia rotta da utilizzare come arma e un piccolo quantitativo di droga e di altri due ragazzi che tentarono di portare via le pistole dalle fondine degli agenti. Lo stesso luogo, le scale mobili, dove qualche giorno prima era stato aggredito un altro ragazzo cieco.
L’udienza di ieri è servita anche a stabilire il percorso serrato delle udienze da qui al 18 aprile quando è prevista la sentenza. Prossimo appuntamento in aula alla fine del mese.
Federico D’Ascoli