Salvatore Mannino
Cronaca

"Avanti i virtuosi dell'export", Governatore a Roma: far partire al più presto oro e moda

Ma Rossi chiede una riapertura ancora più completa, allargata a tutte le aziende che mandano all’estero almeno il 25%: c’è quasi tutta l’industria locale

Cresce l'export dell'abbigliamento

Arezzo, 19 aprile 2020 - Se l’aspettavano in molti, specie nel mondo delle imprese, ma adesso c’è anche la richiesta ufficiale del governatore Enrico Rossi a Roma: riaprire in via prioritaria i virtuosi dell’export, ossia le aziende che mandano all’estero almeno il 25 per cento del fatturato, quelle che rischiano di essere danneggiate in modo permanente dalla concorrenza internazionale se il lockdown va avanti troppo a lungo.

Fra queste aziende che dovranno tornare al lavoro per prime Rossi ricorda esplicitamente l’oro e la moda, ovvero le due colonne della nostra manifattura. Di fatto, è un colpo di frusta al sistema produttivo aretino: chiedere che ricomincino al più presto quelli che esportano oltre un quarto del fatturato, significa andare a comprendere gran parte delle imprese provinciali.

Basta ricordare che Arezzo, seconda territorio in Italia, esporta qualcosa come l’85 per cento di quanto viene sfornato dalle fabbriche. E lo fa in ogni settore, anche se oro e moda sono le due locomotive di questa straordinaria vocazione verso gli affari internazionali. I dati La Nazione li ha ricordati a più riprese in queste settimane di chiusura semitotale che è costata, secondo alcune stime, fra i 300 milioni e il mezzo miliardo di Pil.

Solo l’oro puro, ossia i lingotti, vale oltre 4 miliardi di export, diretto principalmente verso le banche svizzere cui gli investitito di mezzo mondo si rivolgono in cerca di beni rifugio, e gli istituti centrali di emissione. I gioielli, con un’occupazione di 10-12 mila addetti fra diretto e indotto, e circa 1200 imprese, spediscono sui mercati mondiali altri 2,1 miliardi, mentre la moda, con le sue 800 aziende, per altre parecchie migliaia di occupati, si è conquistata una fascia di affari che nel 2019 appena concluso, prima di questa bufera inattesa, ammonta a circa 800 milioni.

In tutto 9 miliardi che erano (e sono) fortemente a rischio con il lockdown che ha semiparalizzato la produzione, ma che adesso vedono riaccendersi una fiammella in fondo al tunnel. Rossi non fissa date nella sua lettera al governo, non chiede esplicitamente di riaprire il 22 aprile oppure lunedì 27 come pure si era ipotizzato nei giorni scorsi, ma il colpo di acceleratore è comunque chiaro: ripartire il prima possibile, anche prima, dunque, del 4 maggio che il premier Conte ha fissato come possibile fine della fase uno, quella dell’emergenza piìù stringente.

Il 27 aprile resta una data possibile. Non a caso, il governatore firma in contemporanea un’ordinanza sulle condizioni di sicurezza che dovranno mantenere le aziende in riapertura e che scade il 3 maggio. Implicitamente si dice che vale nel periodo di interregno fino ad allora.

Dentro c’è un po’ di tutto e i lettori ne troveranno conto nelle pagine nazionali del giornale: mobilità casa-lavoro in mascherina, distanza sociale di un metro e 80, dispositivi di protezione individuale fino allle Ffpp2 ove non sia possibile tenere la distanza, sistemi di misurazione della febbre all’ingresso delle fabbriche.

I sindacati chiedono prudenza, anche con una nota di Cgil-CislUil della Toscana del sud. Il mondo della moda, a cominciare dal gigante Prada (1200 occupati con l’indotto) attorno al quale si raccoglie un intero distretto, premeva da giorni per riaprire e si sta già organizzando con le misure di sicurezza. Il primo obiettivo è far ripartire i laboratori che preparano i modelli per la stagione autunno-inverno, la prima dopo la bufera.

Lo stesso sta accadendo nelle maggior imprese orafe, a partire da UnoAerre. Qui di fretta di ricominciare a produrre ce n’è un po’ meno: i grandi mercati dei gioielli aretini, da Dubai a Hong Kong e agli Usa sono ancora chiusi. Ma intanto si vuol ripartire dalla modellistica e dalla progettazione, in modo da essere a regime dopo l’estate.

Un riavvio graduale dei motori per sfruttare la domanda dell’alto di gamma, del lusso, che viene stimata ancora forte. Giordana Giordini, presidente di Federorafi l’aveva detto ieri a La Nazione: saremo pronti per il 4 maggio, se è prima meglio ancora.