Attore per un giorno con Milo e Gnocchi

Il castiglionese Carlo Barbagli sul set di "Che bella storia la vita" del regista toscano. Alessandro Sarti

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di Simona Santi Laurini

Di professione il castiglionese d’adozione Carlo Barbagli è un quotato agente immobiliare che, negli anni, si è guadagnato la stima dei clienti e degli addetti ai lavori, tanto da meritarsi un ruolo di tutto rilievo all’interno della Fimaa, la federazione italiana mediatori agenti di affari della Confcommercio, di cui è presidente provinciale, regionale e consigliere nazionale. E in questa estate 2022, Barbagli ha anche avuto l’occasione per rappresentare sé stesso e la sua categoria nel film attualmente in produzione del regista toscano Alessandro Sarti "Che bella storia la vita", che vede protagonisti attori del calibro di Gene Gnocchi e Sandra Milo. Tutto è nato da un’idea del sancascianese Roberto Caneschi, per l’appunto cugino diretto di Carlo Barbagli, che è stato coinvolto in un simpatico cameo nel film, le cui riprese sono terminate proprio in questi giorni e che uscirà all’inizio del prossimo anno. Carlo Barbagli è entrato in azione a metà luglio per una scena di pochi minuti, un cameo appunto, nato in modo del tutto spontaneo e naturale, interpretando se stesso, un agente immobiliare, che si confronta con un venditore di auto, il cugino Roberto Caneschi.

"Ho una casa adatta a te – recita Barbagli, in uno scambio con il cugino – le tue macchine non mi piacciono, io voglio solo auto da 300 mila euro" questa la battuta del castiglionese, che sul set appare davvero come nella vita reale, parlando aretino e indossando un gessato, impreziosito da un panama Borsalino. Barbagli figura anche come sponsor della produzione cinematografica, nata proprio mettendo assieme tanti piccoli finanziatori, la cui pubblicità appare nel film, che nei piani del regista verrà presentato anche nella città di Arezzo. "La scritta "Barbagli Immobiliare" appare a chiare lettere in un maneggio, tra l’altro di proprietà dell’altro cugino, il fratello di Roberto – racconta Barbagli – di sicuro, rimane l’esperienza di aver girato anche solo una piccola scena in un film, scena ripetuta almeno 7-8 volte. Onestamente, mi sono proprio divertito e il regista ha apprezzato la mia spontaneità, tanto da propormi anche altre parti, ma, a dire il vero, non ne ho avuto il tempo".