"Argento Vivo": solo sei condannati Affari senza Iva? Sentenza dopo anni

E anche Plinio Pastorelli, diventato il simbolo dell’inchiesta, ne esce con un anno per un filone minore. Parte degli accusati aveva però patteggiato in passato. Ecco il quadro complessivo emerso dal verdetto.

Argento vivo: ma si è spento in dirittura d’arrivo. L’inchiesta che ne porta il nome, e che per anni ha tenuto banco in tribunale, si è conclusa con una sentenza, pronunciata da Filippo Ruggiero, decisamente lontana dalle attese della Procura. Sette assoluzioni su 13 imputati: e condanne in alcuni casi per reati marginali rispetto al filone che ne aveva fatto lo specchio di un fenomeno. A cominciare da quella a Plinio Pastorelli, un po’ il simbolo di questa vicenda, difeso dall’avvocato Luca Fanfani: un anno, la pena sospesa e nessuna confisca.

La sintesi del caso? Figurava come una delle più gigantesche operazioni contro quegli orafi che facevano sparire l’Iva dalle loro transazioni: secondo l’accusa fra i sette e gli otto milioni. Il Pm Marco Dioni aveva formulato richieste di condanna per 19 imputati. Preceduti da 9 riti abbreviati e 5 patteggiamenti per associazione a delinquere.

Un processo che si è trascinato a lungo. Dal quale, beninteso, la Procura non esce a mani vuote, essendoci state comunque condanne fino alle ultime di ieri. Ma che si ridimensiona.

Quali le posizioni? Andrea Benini ne esce condannato a 4 anni e due mesi. Roberto Calabrese a un anno e otto mesi. Riccardo Garagnani a un anno, così come Roberto Poscolieri e Marco Bonarini. Marco Ceccanti ne esce con una condanna a due anni. Pene in gran parte sospese.

Ne escono invece assolti Luigi Marco Ceccanti, Enrico Romani, Alessandro Leonessi, Federica Cenci, Mario Ugo Simonelli, Michele Giuliani, Stefano Cherici, Massimo Gramaccioni, Vincenzo Contessa, Cristian e Pietro Peruzzi, Layla Serenelli, Rosario Previti.

Al centro dell’indagine un giro di metalli preziosi, argento ma anche palladio, che passavano di mano in mano, secondo l’accusa,senza che nessuno pagasse l’Iva. Destinazione finale Oro Italia Trading, il gigante del settore (500 milioni di fatturato all’apice del fulgore) controllato da Banca Etruria e poi sciolto all’arrivo di Ubi. Al centro delle accuse, dicevamo, Plinio Pastorelli, già consigliere delegato di Oro Italia Trading. "Fu costretto a dimettersi – commenta il suo avvocato Fanfani – per potersi difendere e l’allora banco metalli, fiore all’occhiello di Banca Etruria, fu messo in liquidazione. L’assoluzione di Pastorelli da tutte le accuse nelle frodi carosello sancisce quanto fosse infondato il teorema accusatorio". E la condanna ad un anno? "4 fatture per un imponibile di 7000 euro". L’inchiesta aveva ipotizzato reati pesanti come truffa ai danni dello Stato e associazione a delinquere. Prima che l’argento vivo si spegnesse alla lettura della sentenza

Alberto Pierini