Salvatore Mannino e Sergio Rossi
Cronaca

Truffa sui pacchi ai poveri, parla una suora indagata: al massimo errore in buonafede

I retroscescena dell'indagine condotta da Finanza e Pm Maggiore: tre le strutture gestite dalle religiose di Santa Elisabetta coinvolte: Arezzo, Policiano e Pratovecchio

La suora intervistata da Tgr Toscana nel servizio di Costanza Mangini

Arezzo, 30 agosto 2018 - INVECE che ai poveri, gli alimenti arrivati dall’Europa andavano agli ospiti delle Rsa gestite dalle suore: questa l’accusa - truffa aggravata - che potrebbe costare il processo a quattro religiose dell’ordine di Sant’Elisabetta. Sono tre le strutture finite nel mirino: quella di via XX Settembre ad Arezzo, un’altra a Policiano e una terza a Pratovecchio Stia. Le indagini condotte dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Arezzo avrebbero accertato distrazioni di beni alimentari per ottomila euro più qualche spicciolo.

I MILITARI, durante un controllo effettuato per altri motivi, avrebbero trovato nella dispensa pacchi di pasta, di riso, barattoli di pelati e bottiglie di olio con il logo del fondo europeo Fead e la dicitura che specificava la non commerciabilità del prodotto, ottenuto, come si specifica nella richiesta di rinvio a giudizio firmata dal pubblico ministero Julia maggiore, nell’ambito del programma di sostegno alimentare per gli indigenti per gli anni 2014 e 2015. Il meccanismo del progetto umanitario è semplice: dall’Europa i beni alimentari arrivano all’agenzia Agea che li trasferisce alla Croce Rossa Italiana che a sua volta li distribuisce ad associaioni, enti religiosi e così via.

L’indagine è scattata nel novembre del 2017 e i fatti accertati avrebbero avuto inizio nel dicembre del 2016. Più o meno equivalente l’ammontare dell’eventuale truffa nelle tre strutture: 3200 euro ad Arezzo, 2550 a Policiano, 2250 a Pratovecchio Stia. Adesso resta il passaggio davanti al Gip che dovrà decidere se mandare le quattro religiose a processo. In totale la somma raggiunge gli ottomila euro, poca cosa ma che non è valsa a risparmiare alle suore, due aretine e due provenienti da Firenze, la pesante accusa.

IL NODO da risolvere è come siano andate le cose. Abbiamo contattato una delle suore indagate. «noi - dice - facciamo regolarmente la spesa, ho qui le ricevute. Il nostro primo pensiero è quello di aiutare i nostri ospiti, sono loro che vengono prima di ogni cosa. La nostra buona fede è fuori discussione». Potrebbe invece essere successo che per errore, magari per scarsa consuetudine con l’italiano (la maggioranza delle suore dell’ordine di Sant’Elisabetta è straniera e proviene da Paesi lontani), sia stata fatta confusione tra il cibo da servire agli anziani delle Rsa e gli alimenti da distribuire ai poveri. Ma tutto ciò dovrà ovviamente stabilirlo il giudice.