
Il provveditore Roberto Curtolo
Arezzo, 18 luglio 2020 - Insomma, se ne vuole proprio andare... «No, Arezzo resta la mia città di elezione e quella dove vivo: ma gli incarichi cambiano»
Roberto Curtolo dal 27 luglio non sarà più provveditore qui. Si concentrerà su Firenze e sull’incarico regionale di programmazione. Al suo posto arriva Francesca Romana Ciangola: finora ha lavorato nel Comune di Roma, ha vinto il concorso.
Un’esperienza ricca.. «Sono arrivato nel 2016, di sicuro non mi sono annoiato»
Veneziano doc.. «Sì, vivevo in Dorsoduro: ma poi ho girato l’Italia»
Tipo? «Padova, Gorizia, Udine e dal 2002 mezza Toscana»
Sempre da provveditore? «No, per anni da preside, prima da da professore»
Di cosa? «Organizzazione e tecnologia della produzione dell’abbigliamento»
Ecco perché la passione per l’alternanza scuola-lavoro «Sì, è stato uno dei settori ai quai ho lavorato di più»
E nel 2016 ad Arezzo. «In una sede dove d’estate lavoravi senza aria condizionata e ventilatori»
Priorità il trasferimento.. «In via Montefalco, la dignità del lavoro è cambiata: non tenevi la gente in corridoio»
Ma personale insoddisfatto «E’ vero. Un po’ perchè sottopagato. E poi..»
Poi? «Non ha consapevolezza della propria potenzialità sociale»
E sono tanti.. «Sì, ero a capo della maggiore industria aretina: 8000 persone tutto compreso, 46 mila studenti, le famiglie. Un mondo»
I più arrabbiati? «I genitori ma perchè si considerano tenuti fuori da tutto»
E’ vero? «In parte. E dall’inizio ho cercato di far contare la scuola su tutti i tavoli, istituzioni comprese»
Ma gli stadi riaprono e la scuola no... «Non mi provochi. Prima di ricominciare il campionato si sarebbe dovuto scegliere come riaprire progressivamente le scuole»
E invece? «Tutto dipende da dove investi più idee, progetti, risorse
E in genere non è la scuola.. «L’ha detto lei»
Amaro chiudere con didattica a distanza e scuole chiuse? «Ho lavorato per migliorare la rete, nei miei compiti regionali. Ma di una cosa sono convinto..»
Quale? «Non è la vera scuola. Anche se dobbiamo gradualmente prescindere dalle sole aule e integrare l’offerta»
I suoi fiori all’occhiello? «Il lavoro sull’integrazione, una scuola che includa e non divida»
Le sue arrabbiature? «Con il giornale nazionale che denigrò le liceali aretine. Le ho difese solo io»
Cosa le mancherà? «I due passi a piedi per andare al lavoro attraversando il centro: gli aretini sono sospettosi ma geniali e quel ritmo lento della mattina era il massimo»
Era? «E’, continuerò a vivere qui»