
Piazza Guido Monaco
Arezzo, 1°marzo 2018 -Tanto tuonò che nevicò: una nevicata robusta, compatta, di quelle che a valle, come dicono gli esperti del meteo, o se preferite in città non si vedevano da tanti anni. I primi fiocchi, come il servizio meteo del Comune aveva previsto, intorno all'una.
Dalle radio e soprattutto dai social a quell'ora arrivavano le notizie di una fetta di Toscana già bianca, a conferma che la perturbazione sarebbe partita prima dalla zona occidentale per estendersi anche al resto della regione. Ma presto il mirino si è spostato anche verso di noi.
Alla luce dei riflettori e dei lampioni i fiocchi hanno cominciato a disegnare la loro traiettoria. All'inizio contrastata. "Sono tre volte che mi alzo e la neve non la vedo proprio" esclama un signore su Facebook, tradendo l'attesa, o forse la preoccupazione, di chi era già in allerta.
Poi la nevicata sicura. "Debole" come la definiscono i metereologi ma sufficiente ad un accumulo che intorno alle 4.30 in un centro "vergine" di passi e di impronte è già di qualche centimetro.
Il tour nella notte è avvincente. Piazza Guido Monaco un tappeto bianco, ancora intonso. E poi avanti in tutta la città alta. Il Corso e via Madonna del Prato sono due discese compatte, anche se la neve è ovviamente morbida, essendo intanto già decisamente rialzate le temperature rispetto ai giorni scorsi.
Il Corso ha l'aspetto del dicembre 2010, quando un giovanissimo Gianmaria Scortecci, ancora lontano dal diventare il re della Giostra, si filò in una discesa avvincente dalla cima del Corso fino a piazza San Jacopo, gridando "Devo filmare" a chi incrociava lungo il suo percorso.
Piazza Grande un ricamo di giallo e bianco grazie ai riflettori, la pista nera dell'alto Corso compatta, la via degli antiquari per decelerare, piazza San Francesco con le orme affondate nella neve. E così avanti, fino a scorci più moderni: tipo il piazzale della Cadorna quasi lunare, nel silenzio assoluto e una decina di auto parcheggiate lì sull'asfalto e ritrovatesi in mezzo al Tirolo.
La neve continua, implacabile. Sono quasi le 6 quando il ritmo non accenna a decelerare: e il risveglio sui social è fatto di occhi che si aprono come quando erano bambini, di immagini scattate dai vari angoli della città, di preoccupazione di chi sta per mettersi al lavoro. Intorno alle 7 i fiocchi si diradano e smette di nevicare, anche se il cielo non sembra aver scaricato tutto quello che aveva dentro.
Le scuole sono chiuse, tutto il resto no: e presto inizierà il momento del traffico complicato, delle auto in panne, dei microincidenti che paralizzano i viali di transito, del sale e degli spazzaneve. Oltre che quello dei treni soppressi e degli autobus in ritardo. Ma al risveglio la città non ci pensa e si gode la sua finestra privilegiata su una città trasformata. Come metereologi avevano comandato.