SALVATORE MANNINO
Cronaca

Sparatore di Sansepolcro stamani dal Gip per la convalida

I retroscena del pomeriggio di un giorno da cani scatenato dal quarantenne che si è barricato in casa minacciando una strada per il ritiro della patente. Ora l'interrogatorio dal Gip

Enrico Guidi con i suoi cani

Arezzo, 30 maggio 2019 - Udienza stamani davanti al giudice Piergiorgio Ponticelli di Arezzo per decidere sulla convalida dell'arresto di Enrico Guidi, il 44enne di Montagna di Sansepolcro  che il 28 maggio, di sera, ha sparato dalla sua casa contro due amici andati a trovarlo. Il pm Marco Dioni ha chiesto la convalida dell'arresto del 44enne per tentato omicidio. Secondo quanto emerso l'uomo, che avrebbe problemi legati all'alcol, avrebbe scambiato i due amici per carabinieri con i quali era arrabbiato dopo il ritiro della patente. A convincerlo ad uscire di casa e a consegnarsi ai militari, poi intervenuti sul posto, è stato proprio il comandante della stazione di Monterchi, il luogotenente Alberto Alunno, dopo una lunga trattativa telefonica.

Ha preso a fucilate dalla finestra di casa i due amici che erano andati a trovarlo. Mentre scendevano dalla macchina, costringendoli a ripararsi alla meglio. E quando gli hanno urlato “Cosa fai?”, ha risposto con la logica degli ubriachi e dei folli: “Pensavo che fossero i carabinieri”. Ma è stato solo l’inizio del pomeriggio di un giorno da cani in località Montagna, un ciuffo di case arrampicato sulle prime pendici dell’Alpe della Luna, a Sansepolcro. Perché poi Enrico Guidi, 44 anni, un passato turbolento di piccoli reati e altri episodi di violenza spicciola, si è barricato dentro casa minacciando di fare una strage. Ci sono volute un’ora di trattative e l’esperienza di un maresciallo dei carabinieri per farlo uscire a mani alzate.

Per fortuna di tutti, la sua e soprattutto quella degli altri, i potenziali bersagli, l’improvvisato fuciliere aveva le polveri bagnate nella mira, tanto che i suoi due colpi non hanno neppure sfiorato i destinatari per caso. Come a dire che poteva finire, peggio, molto peggio. Lo spiega bene anche il capo di imputazione per il quale Guidi è stato arrestato e condotto in carcere ad Arezzo: non solo porto abusivo d’arma ma anche tentato omicidio. Tutto per il più banale dei motivi, il ritiro della patente avvenuto in aprile dopo una condanna per guida in stato di ebbrezza.

Una bazzecola ma pure la scintilla che ha scacciato l’ultimo barlume di lucidità dalla testa di uno che già di suo era scosso da uno stato mentale instabile, aggravato dall’alcool. Ubriaco, Enrico Guidi, disoccupato cronico che viveva ancora in casa coi genitori e una sorella, lo era di nuovo quando alle tre del pomeriggio di martedì ha impugnato un fucile da caccia per far fuoco sui due amici arrivati a trovarlo.

Pochi attimi, il tempo perchè i due spari sibilassero al lato dei bersagli, ed è scattato l’allarme. I carabinieri di Sansepolcro sono corsi in forze in una situazione che si faceva più tesa di minuto in minuto. Hanno isolato le strade, hanno bloccato ogni accesso alla casa in cui l’uomo si era asserragliato, sempre più agitato, sempre più deciso a sfogare fino in fondo una rabbia covata dentro come un male oscuro.

Il capitano Angelo Bardi ha chiesto se c’era qualcuno fra i suoi uomini che conoscesse già Guidi, si è fatto avanti il maresciallo Alunno, che comanda la stazione di Monterchi. E’ toccato a lui di attaccarsi al telefono e di chiamare dentro casa per provare a convincere il protagonista. Il tutto a metà strada fra Montagna e quel Ponte del Diavolo a lato del quale era stato ritrovato nel luglio del 2016 il corpo di Katia Dell’Omarino, uccisa a martellate da Piter Polverini. Anche il giustiziere fallito era stato sfiorato dall’ombra dei sospetti, prima che l’assassino confessasse e lo liberasse da ogni dubbio.

C’è voluta tutto il tratto umano di un maresciallo all’antica per trovare la parole adatte a scuotere Enrico, a farlo riflettere sul vicolo cieco in cui si era cacciato, a convincerlo infine a uscire con le mani in alto, dopo aver buttato via il fucile. L’arma i carabinieri non l’hanno ancora ritrovata, inutilmente fino a sera i vigili del fuoco hanno scandagliato il vicino torrente Afra dove tutto fa pensare che sia stata buttata. Guidi invece è stato rapidamente trasferito in caserma e poi in carcere.

Stamani il Pm di turno, Marco Dioni, chiederà la convalida dell’arresto e chissà se davanti al Gip, entro 48 ore, il protagonista fornirà nell’interrogatorio di legge un racconto un po’ meno scombiccherato del demone che lo ha spinto per un pomeriggio a trasformare un tranquillo angolo di campagna toscana in un pezzo di Far-West.