
Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi
Arezzo, 24 aprile 2020 - «Insisto perché il Governo ci ascolti. Non è vero che tutto è uguale: ci sono differenze economiche e differenze territoriali che a mio parere devono essere tenute di conto». Il governatore toscano Enrico Rossi non ha intenzione di fare mezzo passo indietro. Dopo il messaggio di apertura ricevuto lunedì dal governo, i balbettii dei giorni scorsi, ora siamo alla dichiarazione di guerra.
Rossi non ci sta: gli pare assurdo dover assistere alla scena paradossale che al distretto tessile di Biella sia consentito riaprire lunedì (pur con una fuga in avanti della prefetta, poi bloccata, ma senza alcuna autorizzazione nazionale) mentre quello di Prato dovrà restare fermo fino al 4 maggio. E il governatore cita esplicitamente anche l’oro e la moda aretini. Perciò Rossi tuona che ora qualcuno dovrà dare spiegazioni, ripetendo che «avere attribuito alle prefetture il potere di determinare chi può stare aperto ha creato un’Italia composta non da 20 Regioni ma da 94 Province», alza la testa anche Confindustria Centro Nord.
Il vicepresidente Francesco Marini spiega che ciò che è attuabile per Biella, sarà fatto valere per Prato. Altrimenti carta straccia. E così è andata a finire: fermata anche Biella.
O tutti o nessuno, siamo a questo punto. Anche se promette poco di buono quello spiraglio di luce che filtra dalle stanze di Palazzo Chigi, dopo che Vittorio Colao, alla guida della task force che indica il cammino da intraprendere nella fase 2, al fianco del comitato scientifico, ha messo nelle mani del premier Giuseppe Conte la sua relazione, precisando che lo spartiacque per la riapertura delle aziende resta fissato per il 4 maggio, ma saranno possibili deroghe a partire dal 27 aprile per comparti che possono dare garanzie dal punto di vista della sicurezza. La Toscana ha creduto di starci dentro. Anche perché nel Patto di responsabilità formalizzato dal presidente Rossi insieme agli imprenditori, ai sindacati e alle parti sociali per far ripartire in anticipo le tremila aziende toscane che trainano l’export, si punta proprio sulla sicurezza. Ma della deroga per ora non c’è traccia. Il premier Conte non ha fatto sapere ancora niente di ufficiale al governatore toscano. E siamo alla vigilia del 25 Aprile.
Con Rossi puntano i piedi anche i governatori del Veneto, Zaia, che però ha già riaperto il 40% delle aziende e della Liguria, Toti: «Noi vorremmo dare possibilità alla nautica di riaprire senza singole domande alle prefetture», dice. Mentre è più morbido, pur dichiarandosi pronto anche a ripartire il 27 aprile, il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. In fondo è stato lui, per conto delle Regioni, a sedersi alla cabina di regia con il governo e con il comitato tecnico presieduto da Colao. Un nuovo incontro è previsto anche oggi, dopo che ieri i ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico hanno cominciato a lavorare all’aggiornamento del protocollo delle misure di sicurezza con le parti sociali, i sindacati e le aziende.
E’ la ministra ai Trasporti Paola De Micheli a riaccendere la speranza: «Non escludo che nelle prossime ore sia consentito ad alcune realtà manifatturiere di riaprire prima». Mentre la polemica è ormai un incendio e la deputata pratese di Forza Italia, Erica Mazzetti, si lancia all’attacco del sindaco di Prato Biffoni: «Leggo polemiche assurde rivolte al Prefetto anziché al loro Governo GialloRosso – dice Mazzetti – Il tessile deve riaprire in sicurezza perché ha le potenzialità per farlo».