Delitto di Maria, i clienti sotto il torchio della Mobile

Non tutti gli alibi delle persone sentite sono ugualmente solidi ma ancora non non c'è un sospettato preciso. La posizione del marito separato

Maria Aparecida Venancio de Sousa

Maria Aparecida Venancio de Sousa

Arezzo, 31 agosto 2019 - AL QUARTO GIORNO la Mobile comincia a tirare le reti del delitto di Santa Maria. Nel senso che sfilano in questura, oppure vengono sentiti a domicilio, quelli che, secondo i tabulati telefonici di Maria Venancio De Sousa, la vittima, sono stati gli ultimi a contattarla per cellulare (ne sono stati sequestrati quattro, fra privati e di «lavoro»).

Clienti di una che riceveva per appuntamento nel pied-a-terre in cui è stata ritrovata assassinata, con tre colpi in testa e un laccio intorno alla gola che la legava al letto? Possibilissimo, ma quel che conta soprattutto è che chi l’ha vista, o aveva in programma di vederla, fra la domenica e il lunedì in cui l’omicidio è stato scoperto, dica perchè e anche dov’era. Fornisca un alibi, insomma, per dimostrare che non c’entra.

Quello appunto che chi viene sentito dalla Mobile sta cominciando a fare. Il guaio è che non tutti gli alibi sono solidi alla stessa maniera. E quelli che non possono provare che erano lontani da Santa Maria nell’orario che i medici legali fissano per il delitto, tra la mezzanotte della domenica e la mattina del lunedì (ma il cuore della notte, fino alle tre, è il lasso di tempo più probabile) finiscono ovviamente nell’elenco dei potenziali sospettabili. Significa ancora poco, perchè chiunque può non avere una conferma esterma dei propri movimenti ma allo stesso tempo non essere un assassino, eppure è una prima, necessaria scrematura, che prelude, se va bene, a stringere il cerchio intorno al vero protagonista dell’omicidio.

L’IMPRESSIONE, comunque, è che non ci sia ancora una pista decisiva. Tanti piccoli indizi, tanti dettagli da mettere a fuoco, ma manca la scintilla che accende il fuoco delle indagini. Mica facili, del resto: si tratta di individuare un volto nella folla, senza nome e senza contorni precisi, specie adesso che il marito separato sembra fuori dall’elenco dei sospetti. La polizia lo ha già sentito per la seconda volta, ma non paiono essere emersi elementi di svolta.

L’alibi, che lo copre solo parzialmente, regge: lui, coetaneo di Maria, piccolino, napoletano di origine, era andato al mare (Marina di Grosseto) all’alba di lunedì, con il pullman di linea. Lo conferma l’amica che era con lui, lo confermano anche altri testimoni. E i rapporti con la moglie erano rimasti buoni anche dopo la fine del matrimonio, tanto che secondo le indagini era proprio il marito che dava una mano per le inserzioni e quant’altro serviva al «mestiere».

RESTANO i dati di fatto dell’ultimo giorno in cui Maria era sicuramente viva, la domenica. La cena al ristorante, in compagnia, il ritorno nel pied-a-terre. Poi il vuoto, fino a quando lunedì pomeriggio il marito e i vicini non danno l’allarme ai vigili del fuoco che forzano la porta e scoprono il cadavere nudo dalla cintola in giù della donna. C’è nella rete della Mobile colui che l’ha ammazzata? Ci vuole ancora tempo e pazienza per capirlo.