REDAZIONE AREZZO

Telecamere, targa dell'auto, telefono nella cella del delitto: la Mobile lo ha incastrato

La traccia del cellulare che navigava in Internet mentre Federico aspettava davanti alla casa dell'omicidio. Riconosciuta la sua vecchia Megane

Il Pm Chiara Pistolesi che conduce le indagini

Arezzo, 8 settembre 2019 - PER LA MOBILE e per il Pm Chiara Pistolesi sono stati dieci giorni di passione. Con un delitto da risolvere, un assassino in libertà e la pressione addosso di far presto per evitare la solita storia dei gialli che poi restano senza colpevole. Scartata subito la prima pista, quella del marito, che ha sì un alibi da cui è coperto solo parzialmente ma appare estraneo, l’indagine si inoltra sul difficile terreno di chi ha visto per ultimo Maria, sostanzialmente gli ultimi clienti di una prostituta che riceveva in casa.

Pare facile, ma è un «casino», nel senso letterale del termine. Perchè dalla palazzina di Santa Maria, una sorta di Albergo del Libero Scambio del sesso a pagamento, con altre tre prostitute che si vendono per inserzione, gli uomini sono passati a frotte. Ci vuole dunque di incrociare le immagini delle telecamere con i tabulati telefonici della vittima, rintracciati dai suoi quattro cellulari. E anche con le celle agganciate dai telefonini dei clienti, perchè chi è stato deve per forza essersi trovato a Santa Maria in orario compatibile col delitto, alle quattro del mattino, come dice la vicina (e lucciola) che a quell’ora ha sentito la brasiliana urlare.

C’È ANCHE un’intuizione che nasce negli uffici della Mobile di Francesco Morselli e dei suoi investigatori, molti dei quali lupi di antico pelo. E’ una targa, la targa che conduce a ua Megane Monovolume di vecchia data, facilmente riconoscibile dalla ruota di scorta esterna. E’ il particolare che porta fino a Federico Ferrini, anche il resto torna: c’è una sagoma ripresa dalle telecamere compatibile con lui, il suo telefono risulta aver agganciato la zona di Santa Maria. Perchè nell’attesa che lei gli aprisse la porta lui ha navigato in Internet, lasciandone traccia. Non resta che andarlo a prendere e metterlo sotto pressione. Lui alla fine ammette, anche se non vale. Che farà domani davanti al Gip, ancora silenzio o una confessione liberatrice?

S.M.