Arezzo, 8 settembre 2020 - La voglia di parlare di luglio diventa quella di tacere di settembre. Stamani non si presenterà in procura Sergio Staderini, il grillo parlante (suo malgrado) del caso Coingas, quello che aveva registrato a loro insaputa il sindaco Ghinelli, il consigliere comunale Roberto Bardelli, il presidente di Arezzo Casa Lorenzo Roggi (tutti ora accusati di reati che vanno dall’abuso d’ufficio al favoreggiamento e alla corruzione) e altri big della politica come l’ex assessore Marcello Comanducci che invece nell’inchiesta non ci è entrato per niente. Domani farà altrettanto l’avvocato Pier Ettore Olivetti Rason, uno dei destinatari delle consulenze (le sue per 300 mila euro) dalle quali è scaturita l’indagine che da un anno fa tremare il Palazzo.
Entrambi hanno rinunciato all’interrogatorio che è un diritto dell’indagato dopo l’avviso di chiusura indagini, entrambi insomma sembrano rassegnati ad aspettare una richiesta di rinvio a giudizio che a questo punto pare scontata. Il primo per concorso in peculato, il secondo per lo stesso reato, ma dall’altra parte, quella del beneficiario. Sulla voglia di chiarire, di disinnescare in partenza un’inchiesta quantomai scabrosa, ha vinto dunque la prudenza: meglio tacere oggi che rischiare di ritrovarsi inguaiati domani, magari dopo aver detto qualcosa di troppo in una fase in cui conviene piuttosto stare zitti.
E’ la scelta di Olivetti Rason, ma è soprattutto la scelta di Staderini, ex amministratore della stessa Coingas, che pareva animato da una volontà ferrea di parlare, di mettere in imbarazzo quelli che sono stati i suoi compagni di avventura politica, a cominciare dal sindaco, di cui lui fu l’uomo di fiducia, anche nella organizzazione della listica civica Ora Ghinelli, seconda forza del centrodestra vittorioso alle elezioni del 2015, e col quale c’è stata poi una clamorosa rottura. All’inizio tacita, con le dimissioni obbligate e giustificate con gli impegni di lavoro, poi esplosiva, quando il padrone di Palazo Cavallo gli ha dato del matto e lui ha replicato al fulmicotone. Lontanissimi i tempi in cui insieme si facevano fotografare nelle gare storiche di auto.
Quel desiderio di rivalsa, però, si è stemperato al pensiero delle conseguenze e anche (probabilmente) dietro il consiglio degli avvocati di Staderini, Mario Cherubini e Francesco Maresca. Muoia Sansone con tutti i filistei non è esattamente la migliore delle tattiche giudiziarie. Del resto, i legali lo avevano anticipato che avevano chiesto l’interrogatorio per non uscire dai termini di legge ma che non avevano ancora deciso, insieme al loro cliente, se poi farlo davvero. Ora c’è anche la risposta a questo interrogativo.
Più defilato l’avvocato Rason, difeso da Antonio D’Avirro, protagonista di alcune clamorose intercettazioni, almeno dal punto di vista giornalistico: «Abbiamo i soldi - aveva detto in una telefonata con l’assessore Alberto Merelli, anche lui indagato - abbiamo le donne e ora abbiamo anche Coingas». Il procuratore (in via di reintegro provvisorio) Roberto Rossi, che ha ereditato l’inchiesta dal collega Andrea Claudiani, trasferitosi a Perugia, si ritrova dunque senza nemmeno un big che accetti di chiarire il proprio ruolo. Il sindaco, Merelli, l’attuale presidente di Coingas Franco Scortecci e gli altri avevano già rinunciato a farsi sentire. Non resta dunque che trarre le conclusioni con la richiesta di fissazione dell’udienza preliminare al Gip. Dovrebbe accadere omrai dopo le elezioni e anche dopo il ballottaggio del 4 e 5 ottobre se ce ne sarà bisogno.