
L'operazione della Finanza
Arezzo, 29 marzo, 2019 - E’ un po' come per Fort Knox: contano le sentenze di condanna per i singoli (se arriveranno) ma contano soprattutto i sequestri, specie se alla fine diventeranno confische. E per «Argento vivo», una delle più gigantesche operazioni contro gli orafi truffaldini, che facevano sparire l’Iva dalle loro transazioni, si parla di cifre consistenti, seconde solo, appunto, a quelle di Fort Knox: fra i sette e gli otto milioni.
Niente a confronto dei 200 milioni del contrabbando di verghe e lingotti in Svizzera, ma pur sempre un bel risultato per lo stato, che recupera quanto ha perso con le evasioni. Un pallino del Pm Marco Dioni, lo stesso per entrambe le indagini, che mira più al risultato economico che non a pene spesso destinate a rimanere simboliche.
Intanto, comunque, il magistrato ha ottenuto ieri 18 rinvii a giudizio, completati da 9 riti abbreviati e da 5 patteggiamenti, che però riguardano sempre gli stessi imputati: hanno patteggiato poco più di un anno per l’associazione a delinquere, mentre non hanno potuto farlo per i reati fiscali. La legge non lo consente se non quando ci sia stato un risarcimento totale.
La storia di Argento Vivo è ben nota negli ambienti orafi aretini, dove a suo tempo fece clamore. un giro vorticoso di metalli preziosi, argento ma anche palladio e affini che passavano di mano in mano senza che nessuno ci pagasse l’Iva sopra. Destinazione finale Oro Italia Trading, il gigante del settore (500 milioni di fatturato all’apice del fulgore) controllato da Banca Etruria e poi sciolto quando è subentrata Ubi.
Al centro del traffico (e delle accuse) Plinio Pastorelli, già consigliere delegato di Oro Italia Trading, carica dalla quale si dimise per evitarel’arresto che inutilmente Dioni aveva chiesto nei suoi confronti. Molti dei coimputati lo accusano: era lui il vero regista dell’operazione. L’accusa principale, insieme all’associazione a delinquere, era la truffa aggravata ai danni dello stato, per il mancato versamento dell’Iva, ma il Gip dell’udienza preliminare, Giampiero Borraccia al suo ultimo caso importante prima di trasferirsi in corte d’appello, ha ritenuto che fosse da riassorbire, come da giurisprudenza di cassazione, nel reato fiscale di riferimento, ossia l’emissione di fatturazione per operazioni inesistenti.
La pena è più o meno lo stessa. Si va in aula l’11 giugno per il processo ordinario, mentre la data dei riti abbreviati è stata fissata per il 9 maggio davanti a un altro Gip, probabilmente Angela Avila. Qualche giorno fa, la corte d’appello ha ridotto le pene per quelli che del traffico di Argento Vivo erano stati gli arrestati (l’11 febbraio 2015) e i primi condannati: 2 anni a Luigi Marco Ceccanti ma senza condizionale, un anno e spiccioli per i due fratelli Romani, Francesco ed Enrico. Li difendeva tutti l’avvocato Francesco Molino.
TUTTI I NOMI. Ecco chi sono gli imputati principali e anche chi ha scelto il rito abbreviato per il quale si va in aula il 9 di maggio, probabilmente davanti al Gip Angela Avila. Spicca su tutti gli accusati del rito ordinario Plinio Pastorelli, difeso dall'avvocato Luca Fanfani. Hanno scelto il rito ordinario e sono stati rinviati a giudizio: Plinio Pastorelli, Enrico Romani, Andrea Benini, Alessandro Leonessi, Roberto Calabrese, Riccardo Garagnani, Vincenzo Contessa, Massimo Gramaccioni, Stefano Cherici, Michele Giuliano, Marco Ceccanti, Marco Bonarini, Christian Peruzzi, Piero Peruzzi, Federica Cenci, Antonio Carano, Layla Serenelli, Roberto Poscolieri e Ugo Mario Simonelli Hanno scelto l’abbreviato : Marco Masini, Marco Ricci, Alessandro Ciofini, Mario Cocco Mario, Paolo Ricci, Andrea Carnesciali, Graziano Marcucci, Mirko Capacci e Silvio Barduzzi. Tra i patteggianti Alessandro Ciofini.
Tra gli imputatii di oggi c’è ancora uno dei fratelli Romani, Enrico, uno degli arrestati della prima ora, già condannato col rito abbreviato e ora a processo per ulteriori capi di imputazione. Con lui Alessio Romani, Giuseppe Giuliani, Andrea Benini, Alessandro Leonessi, Alessandro Ciofini, Mario Cocco, Roberto Calabrese, Riccardo Garagnani, Vincenzo Contessa, Antonio Carano, Massimo Gramaccioni, Michele Giuliano, Stefano Cherici, Fiorella Giannotti, Luigi Marco Ceccanti, anche lui in manette all’inizio dell’inchiesta e già condannato, Graziano Marcucci, Marco Masini, Paolo Ricci, Mirko Capacci, Marco Bonarini, Andrea Carnesciali, Christian Peruzzi, Rosario Previti, Federica Cenci, Layla Serenelli, Silvio Barduzzi, Roberto Poscolieri e Mario Ugo Simonelli.