Alberto Pierini
Cronaca

Apre un ristorante cinese nell'ex cinema Corso

Si completa la parabola delle sale: la gloriosa attività era chiusa ormai da tanti anni. Lo stop ai prodotti non tipici vale solo per le piazze del centro

un ristorante al cinema Corso

un ristorante al cinema Corso

Arezzo, 7 febbraio 2023 - Mangeremo con i sottotitoli? No, quello che è permesso al cinema non è quasi mai possibile al resto del mondo. Anche se a tavola alla fine tutte le lingue sono uguali. Si mangerà cinese nel cuore del vecchio cinema Corso. La sala, poi nel tempo diventata multisala, da anni è malinconicamente chiusa, anche lei piegata da un cambiamento di abitudini quasi epocale.

Non ancora la pandemia, che sappiamo quali effetti abbia lasciato sui cinema, ma il calo di spettatori, a quell’epoca provocato anche dall’apertura di una vera multisala, gli otto schermi con vista sulla tangenziale. Uno dopo l’altro chiusero tutti gli altri: meno uno, l’Eden, che in queste settimane sta passando un altro brutto quarto d’ora. Il Corso vira verso la ristorazione. Corso inteso come glorioso cinema e Corso inteso come strada. Le vie del «mangia e bevi» ormai sono infinite: e anche l’asse centrale dello shopping è una via che si apparecchia e si sparecchia ogni sera.

Ad irrompere è una proprietà cinese: è la stessa che ha la sua attività di punta davanti ala Stazione, tra l’altro una delle più apprezzate, anche in termini di prezzi. Ma non c’era una delibera del Comune che bloccava le nuove aperture di locali dai sapori etnici o almeno non sul filone della gastronomia toscana e dei prodotti tipici? Sì, in effetti c’è. Ma si limita a frenare l’escalation della gastronomia, pur ottima, di altre nazioni solo su alcune piazze chiave.

Piazza Grande su tutte, a fianco tra le altre San Francesco e la Badia. Ma in quella rete di articoli di Corso Italia non si parla: terreno totalmente libero e nel quale, giustamente seguendo le regole e i propri interessi, i nuovi imprenditori si sono lanciati. Forse il Comune non aveva immaginato che l’escalation potesse allargarsi alla via maestra dello shopping. Che pure con alcune eccezioni di ristoranti e trattorie fino a pochi anni fa ne aveva pochine.

Ma i tempi sono cambiati. Sulle sale delle emozioni e dei film aveva messo gli occhi anche una delle attività forti nel mondo della pizza: ma subito dopo era iniziata la pandemia, era scattato il lockdown e qualsiasi imprenditore avrebbe fatto un passo indietro. I tempi di apertura sono stretti, si parla della primavera, tra marzo e aprile, quindi in concomitanza con il ritorno, magari in massa dei turisti.

Dagli spiragli del vecchio portone che precedeva l’ingresso al cinema inquadri ancora i profili familiari al tempo delle proiezioni. Una stagione che con questo passo si conclude quasi plasticamente. Un ristorante orientale campeggia anche al Politeama, negozi e locali hanno preso il posto del Supercinema, così come del Trionfo, tra le sale quella più periferica. Una parabola quasi perfetta, scandita dalle vecchie poltrone di legno «a ghigliottina» via via cedute al tramonto degli stessi spazi nei quali venivano lanciati i titoli dei nuovi film in arrivo.

La pandemia, con la fuga verso le piattaforme, sta completando il quadro, anche se segnali di ripresa non mancano, nè alla multisala nè allo stesso Eden, dove ci sono serate da tutto esaurito. Eden che è nel pieno di un crowfunding, quelle maxicollette via web che in tanti casi hanno funzionato meglio di un’aspirina. Ma aveva bisogno di quarantamila euro per garantire l’apertura fino a tutto dicembre e per ora il traguardo resta ancora lontano.

Ove calasse anche lì il sipario sarebbero decine i film invisibili ad Arezzo: tutti quelli che l’Uci, è chiaro, non potrebbe mai coprire con le sue otto sale e con esigenze di cassetta da soddisfare. Attività private che si arrendono, come tante altre: ma sullo sfondo di un impoverimento complessivo. Qui al posto dei cinema non nascono parcheggi ma ristoranti. Eppure il boccone resta amaro lo stesso