
I residenti in protesta contro il ripetitore telefonico installato in via Sicilia
di Gaia Papi
AREZZO
Non si arrendono e rilanciano. L’amministrazione comunale ha deciso di impugnare la sentenza del Tar che ha dato ragione alla società telefonica sul caso dell’antenna di via Sicilia contestata.
Una scelta motivata, come spiegano dal Comune, non da un atteggiamento ostile verso la tecnologia o lo sviluppo della rete, ma da un principio: il diritto, sacrosanto, di decidere con responsabilità e trasparenza dove collocare infrastrutture che impattano sul territorio e sulla qualità della vita delle persone.
Il 9 maggio il Tar della Toscana aveva notificato la bocciatura al ricorso presentato dal Comune di Arezzo nell’ottobre scorso con il quale veniva chiesto il ripristino dello stato dei luoghi.
Una presa di posizione con la quale il Comune aveva sostenuto il comitato di residenti contrario sin dal primo giorno in cui il ripetitore venne installato a due passi dalle abitazioni e dalla scuola.
L’atto dell’amministrazione era stato preso successivamente al parere tecnico che aveva evidenziato la prevalenza della tutela della salute pubblica sull’erogazione di servizi di telefonia mobile, fra l’altro già disponibili nell’area. Erano state inoltre evidenziate le mancate indifferibilità ed urgenza quali presupposti per il rilascio dell’autorizzazione e l’indisponibilità della ditta a individuare una diversa possibile collocazione dell’impianto come richiesto dall’amministrazione. Ma i giudici hanno dato ragione alla società Inwit, bloccando la rimozione dell’antenna.
"Rispettiamo ovviamente la sentenza – spiegano dal Comune – ma la riteniamo fragile e sbrigativa. Per questo ricorriamo al Consiglio di Stato. Il fatto che il piano antenne sia in via di approvazione non rappresenta un elemento determinante, perché non c’è né urgenza né indifferibilità. Dopo il via libera tecnico di Arpat, non si è mai posto il tema sanitario. Ma ciò che davvero conta è un altro aspetto: il dovere di una interlocuzione leale con l’Amministrazione su più siti, a parità di servizio. Questo confronto ci è stato sempre negato nei termini che avevamo chiesto, e questo è il nodo politico vero su cui non intendiamo cedere".
Ecco perché, "nel massimo rispetto del Tar, ma ancora di più dei nostri diritti e di quelli dei cittadini", il Comune annuncia che continuerà sulla strada intrapresa. Una battaglia di principio, di metodo e di sostanza: "Abbiamo preso un impegno preciso con la comunità. Lo manterremo".
Il Consiglio di Stato sarà dunque il prossimo passaggio di una vicenda che ha acceso il dibattito e sollevato interrogativi su equilibri e regole, su pianificazione e rispetto reciproco. Ma soprattutto, su quale idea di convivenza tra tecnologia e territorio vogliamo costruire.