
di Lucia Bigozzi
"Da ieri tutti i flussi finanziari con l’Ucraina sono interrotti, stop anche alle merci. Me lo ha comunicato la banca". Anastasia Mancini porta il suo vino a Kiev e nel resto del Paese ora sotto attacco russo, da cinque anni e si stava preparando a un tour "programmato dai nostri importatori ucraini già nelle prossime settimane", racconta dalla cantina di Buccia Nera, l’azienda di famiglia fondata nei primi anni del Novecento a Campriano, alle porte di Arezzo, che oggi conduce insieme alle sorelle Roberta e Alessia. Quarant’anni e la passione per il vino nel dna, Anastasia Mancini è stata a Kiev di recente e descrive una città e un mercato "in crescita, aperti all’Europa. Ho conosciuto da vicino una realtà dove c’è voglia di svilupparsi, recepire, imparare e intraprendere. Soprattutto i giovani sono motivati e attenti a formarsi nel settore vitivinicolo. Kiev è una città dove si vive in modo confortevole".
In Ucraina, Anastasia esporta Chianti e vini toscani dalle vigne di Campriano con ordini periodici che riceve dai due importatori di Kiev, non una grande quantità - circa il 5 per cento delle trecentomila bottiglie l’anno prodotte e vendute in larga parte all’Asia, Europa, Paesi dell’Est, America e Australia - e "tuttavia fino a poche settimane fa era per noi un canale commerciale destinato a crescere. Ho sentito gli importatori, stanno bene ma le persone scappano dalla città. Fino a l’altro ieri non avevano alcun sentore di ciò che sta accadendo. Guardando in tv le immagini di Kiev oggi, non ci posso credere, mi sembra fantascienza e provo un senso di tristezza profondo". La chiusura forzata del canale commerciale con l’Ucraina, per Anastasia Mancini non produce ripercussioni pesanti come, invece, fanno le bollette di energia elettrica passate in 12 mesi "da un costo di 5 centesimi a kilowatt a 32". Ma per chi produce vino, c’è un’altra voce che si abbatte sui costi di produzione: il vetro. "Le bottiglie che utilizziamo sono passate da 20 centesimi a 50-60 e oltretutto non riusciamo a reperirle sul mercato perché ci sono tempi di consegna lunghissimi. Vale anche per il cartone delle confezioni, con tempi di attesa fino a 60 giorni, al punto che non riusciamo a evadere gli ordini in modo tempestivo".
Accade tutto in una perversa congiuntura mondiale dove "dalla guerra del Covid, siamo passati alla guerra dei rincari delle materie prime, alla guerra guerreggiata in Ucraina con effetti anche per l’Europa", sottolinea Anastasia che porta il nome della figlia dello zar Nicola "perché mia madre all’epoca era innamorata di un film sulla storia della dinastia dei Romanov".
Imprenditrice del vino ma anche del turismo con la struttura ricettiva tra le vigne dell’azienda, Anastasia Mancini fa i conti con una ripresa a passo lento: "In questo periodo avevamo già prenotati i tre mesi estivi, invece ora tutti preferiscono fissare all’ultimo minuto, tutto si è raffreddato di nuovo".