
A casa sua la terra trema Vive il dramma a Rondine
di Alberto Pierini
Janbert ha 23 anni, è laureato in economia, ha dei sogni, o meglio dei progetti, più grandi della distanza che lo divide dalla sua terra: la Turchia. Ma da qualche giorno convive con la paura. La paura del terremoto. Anche se lui è al sicuro.
Da ottobre Janbert, un nome che ha tutto il sapore dei poemi di Hugo, è a Rondine. Nella Cittadella della Pace, il borgo dove i nemici diventano amici, provando a costruire alternative non oniriche ma reali alla guerra. E’ qui che ha scoperto il dramma della sua gente. E della sua famiglia. E’ in una delle zone più colpite e non a caso lui si stava preparando proprio per un progetto di accoglienza di siriani vittime di guerra. Lì dove il terremoto ha battuto, al confine tra i due Paesi.
Ieri Janbert ha ricevuto una di quelle visite che fanno tremare non la terra ma le vene nei polsi. Quella di monsignor Paolo Bizzetti. E’ il vicario apostolico dell’Anatolia e come tale la massima autorità religiosa ella zona. Ed è anche il presidente della Caritas della Turchia. E’ un punto di riferimento nella scelta dei giovani in quell’area calda. Ma stavolta è venuto non solo per il piacere di affacciarsi sulla soglia del borgo ma soprattutto per Janbert.
Ad aspettarlo anche il Vescovo Andrea Migliavacca, oltre naturalmente al presidente della Cittadella Franco Vaccari. "Per noi è un investimento come vicariato di Anatolia". Su un progetto e, nello stile di Rondine, su un giovane. "Puntiamo su Janbert perché a sua volta porti da noi il messaggio che raccoglie qui, con la sua testimonianza di vita e con quello che farà, affinché anche lui diventi un seme nel sud della Turchia".
Janbert non parla per ora ma non fa cadere l’appello. Anche modificando in parte il piano che aveva immaginato per se stesso. Ora dalle sue parti il primo nemico non è la guerra ma la natura. E davanti alla tragedia che ha colpito insieme Siria e Turchia, e che ha visto coinvolta direttamente la sua gente, rivedrà i suoi piani per rispondere alla tragedia di due popoli così duramente colpiti dal terremoto. "Mi auguro diventi una persona che interagisca e lavori con la Caritas dell’Anatolia" conclude Bizzetti con concretezza.
Caritas, spiega, che la paura e la povertà ha cominciato a vederle in faccia prima di quella scossa. "Seguivamo già più di mille famiglie povere senza distinzioni di origini e religione, specie tra i rifugiati. Speriamo che Janbert raccolga il nostro testimone". Un impegno reso più pesante dal terremoto. Del quale Bizzetti è un testimone privilegiato. "Una situazione durissima, molto difficile: le proporzioni di questo cataclisma le stiamo scoprendo di ora in ora, il numero dei morti continua ad aumentare". Ma...Bizzetti, forse ispirato da Rondine, trova anche un ma. "E’ anche un’occasione per interrogarci su cosa è essenziale: sostituire la corsa alla sopraffazione con relazioni che durino nel tempo".
Forse Janbert avrebbe solo voglia di tornare a casa, di riabbracciare i suoi. Ma per ora dovrà aspettare: così come lo aspettano nella sua terra. Pronti a ricominciare da lui.