Omicidio Ciatti, il killer ceceno in fuga. La rabbia del papà: "Ucciso un’altra volta"

Condannato a 15 anni, Bissoultanov non si è presentato in aula per l'udienza sull'incarcerazione. "Controlli blandi, ci aspettavamo che sarebbe finita così"

Niccolò Ciatti

Niccolò Ciatti

"Controlli blandi, una firma a settimana. Noi lo avevamo sempre temuto e alla fine è successo". L’ennesimo schiaffo arriva direttamente in faccia a Luigi Ciatti, a metà di una mattina che avrebbe potuto concedere un antipasto di quella giustizia inseguita da quasi cinque anni.

Invece no: un messaggio dei suoi avvocati infligge al babbo di Niccolò l’ennesimo dolore. Non sarà forte come il calcio del ceceno che gli ha portato via un figlio di 22 anni, ma fa male. Molto male. Troppo.

Rassoul Bissoultanov, da poco condannato a quindici anni per l’omicidio del giovane fiorentino di Scandicci, ucciso in discoteca nell’ultima notte di vacanza nell’agosto del 2017, è irreperibile. Sparito. Volatilizzato nei giorni che hanno preceduto l’udienza che avrebbe potuto spalancargli nuovamente le porte del carcere spagnolo di Figueres. Tecnicamente un latitante, perché dopo aver certificato la sua assenza, il giudice, Alfonso Garcia Morales, ha spiccato un mandato d’arresto internazionale.

Bissoultanov, 29 anni, è ricercato in tutta Europa, "ma ha avuto una settimana di tempo per sparire e chissà dove sarà adesso", commenta amaro Luigi Ciatti, che aggiunge: "la sua fuga è la prova che è un assassino". L’allontanamento del ceceno si colloca tra l’ultima firma alla caserma di Girona, dove viveva oramai da qualche mese e aveva pure trovato un lavoro in un bar, e l’udienza di ieri mattina. Un appuntamento che la famiglia Ciatti attendeva con trepidazione: dopo la condanna – seppur ’light’ – del lottatore di Mma, il pm spagnolo Victor Pillado e i legali della parte civile avevano chiesto, come prevede la legge spagnola, di ampliare di ulteriori tre anni e mezzo (oltre i quattro già scontati) i termini della carcerazione preventiva. Per Bissoultanov c’era quindi il concreto rischio, da subito, di tornare dentro.

Rassoul Bissoultanov, il 29enne ceceno condannato a 15 anni per il delitto Ciatti
Rassoul Bissoultanov, il 29enne ceceno condannato a 15 anni per il delitto Ciatti

Avrebbe significato attendere il processo d’appello dietro le sbarre, vedere diventare quella condanna definitiva già da recluso. Insomma, passare i prossimi dieci anni, almeno, privo della libertà. "Si dev’essere spaventato, non vuole tornare in carcere", ha dichiarato all’agenzia di stampa catalana Acnm il suo difensore in Spagna, Carles Monguilod.

Così, la morte di Niccolò Ciatti sta assumendo le fattezze di un gigantesco caso di malagiustizia internazionale. Nonostante i due processi paralleli, in Spagna e in Italia, per l’avvocato Agnese Usai, legale dei Ciatti in Italia, quella del ceceno è "una fuga annunciata". "Bissoultanov aveva già tentato di scappare nell’agosto 2021 - ricostruisce l’avvocato - quando, dicendo di andare a rinnovare un permesso a Strasburgo (dove vive la sua famiglia, ndr), la polizia tedesca lo fermò al confine, a Kehl, dove voleva entrare in Germania e così venne estradato in Italia, altrimenti sarebbe fuggito ancora verso Est. Il vero problema è che Bissoultanov in Italia è stato scarcerato, ce l’avevamo qua ed è stato scarcerato. Continua a prenderci in giro". Il 22 dicembre scorso, la Corte d’assise di Roma lo aveva infatti liberato accogliendo il ricorso dell’avvocato Francesco Gianzi. La Cassazione ha poi annullato la decisione del tribunale, ma quando Bissoultanov era già tornato in Spagna.

Il ceceno è stato sempre presente nei cinque giorni di udienza culminati nel verdetto di condanna a 15 anni per omicidio volontario. Mai comparso, invece, nel procedimento italiano, dove rischia l’ergastolo. La sua latitanza rimette in discussione anche la ’corsa’ fra i due tribunali ad arrivare primi ad una sentenza definitiva, che sarà poi quella applicata al ceceno. "In Spagna non è possibile il processo a un latitante né in contumacia, quindi ora il processo di appello si blocca ed è possibile a questo punto che diventi definitivo prima quello nostro in Italia", spiega ancora il difensore dell’imputato.

Anche la politica non è rimasta indifferenza alla fuga che sa di beffa. "È assurdo quello che sta succedendo, non è giustizia - dice Cosimo Maria Ferri, componente della commissione Giustizia alla Camera dei deputati -. Una pena non adeguata per un omicidio terribile e ora la notizia che uno degli accusati si sia sottratto alla giustizia. La ministra Cartabia intervenga con determinazione. Ritengo che il nostro governo debba pretendere giustizia e dimostrare vicinanza concreta alla famiglia. Non si lasci impunito un fatto così grave". Anche il sindaco di Firenze, Dario Nardella, ha manifestato vicinanza alla famiglia. "La notizia della fuga dell’uomo che ha ucciso Niccolò Ciatti è terribile ed è una seconda e ingiusta pugnalata. Dimostra la totale malafede e inaffidabilità di quell’individuo. Le istituzioni spagnole facciano di tutto per fermarlo".