Caso Ragusa, la Ue gela il marito: processo equo

Respinto il ricorso di Logli contro la condanna. Lui: mai sentiti testimoni in mia difesa. Ma nel rito abbreviato non sono ammessi

Antonio Logli

Antonio Logli

Pisa, 15 aprile 2021 -  Ora resta davvero un’ultima disperata carta ad Antonio Logli, condannato in via definitiva a vent’anni di carcere per l’omicidio e la distruzione del cadavere della moglie, Roberta Ragusa: ottenere la revisione del processo, obiettivo per il quale, per la quarta volta, dal carcere di Massa dove si trova recluso, ha cambiato avvocato. Laura Razetto del foro di Genova ha rilevato il testimone dal precedente legale che era arrivato nel team difensivo solo nel settembre scorso. Un’ultima chance, dunque, tutta da rincorrere in salita, per Logli dopo che anche la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha respinto il ricorso nel quale sosteneva che, nel corso dei tre gradi di giudizio, fossero stati ignorati elementi importanti a suo favore e fosse quindi stato violato il diritto a una giusta difesa. Ma per i giudici europei il processo è stato equo.

Una tegola inattesa? "Logli è profondamente amareggiato, ma non sorpreso – dice la criminologa Anna Vagli che resta nel team difensivo con il nuovo legale – . Era consapevole di quello che sarebbe accaduto. Di lì, infatti, arrivò mesi fa la scelta di revocare l’avvocato. Per verificare se il ricorso è stato dichiarato improcedibile chiederemo con il nuovo legale che ci venga inviata la sentenza". Secondo Logli gli investigatori prima e gli inquirenti della procura di Pisa poi, e a seguire i giudici che nel tempo si sono pronunciati in triplice concordanza sulla sua colpevolezza, non avrebbero approfondito gli spunti offerti dai testimoni convinti di aver visto Roberta Ragusa dopo la notte della sparizione tra il 13 e il 14 gennaio 2012. La scelta del rito abbreviato (sconto di un terzo della pena in caso di condanna), condivisa con il legale dell’epoca, avvocato Roberto Cavani, comportò un processo sulla base degli atti senza sentire in aula i testimoni di accusa e difesa. Ma ora, appunto, l’obiettivo è un altro e le investigazioni difensive, proprio in questi giorni, sono "in una fase delicatissima", aggiunge Vagli. Dalla ricerca all’approfondimento della prova per "cristallizzarla" e metterla nero su bianco alla Corte d’appello e chiedere un nuovo processo.

Una scomparsa che per la giustizia italiana altro non è stato se non un omicidio perpetrato dal marito della donna che gli aveva dato due figli in modo da poter vivere la relazione d’amore – fino ad allora segreta – con quella che era l’impiegata dell’azienda di casa Logli, Sara Calzolaio, ed ora è la promessa sposa di Antonio. Dopo la scomparsa della moglie, il cui corpo non è mai stato ritrovato, la Calzolaio è andata a vivere in casa con l’amante, si sono fidanzati e hanno annunciato i fiori d’arancio appena sarà possibile. Dal carcere Logli continua proclamarsi innocente, sta scrivendo un libro sulla sua vita in cui si racconterà, parlerà della scomparsa della moglie e della sua verità sul caso (in uscita tra poche settimane). Intanto il giallo di Roberta Ragusa diventa un docufilm. Con tutti i protagonisti che a vario titolo – inquirenti, avvocati, criminologi, parenti della vittima e dell’uomo condannato per l’assassinio – negli anni vi sono entrati tra indagini e processi.

Tranne uno, il principale: Logli a cui il carcere ha negato di rilasciare l’intervista. Una produzione italiana (non è stata fissata la messa in onda), nelle settimane scorse, ha girato a Gello, in casa Logli, raccogliendo le testimonianze dei familiari di Antonio (i genitori, i figli e la Calzolaio), e ha puntato l’obiettivo su strade e campi che sarebbero stati teatro del delitto dove Roberta è stata cercata senza esito.

Carlo Baroni