Carla Fracci, la signora della danza è tornata

"La Scala mi manca. Potrei dare molto ai giovani"

Carla Fracci

Carla Fracci

Milano, 24 febbraio 2021 - Una carriera da favola. Istinto, passione, sfida, determinazione, eleganza, sono solo alcune delle caratteristiche di una delle più grandi ballerine di tutti i tempi. Carla Fracci, étoile internazionale di bianco vestita, milanese, simbolo di armonia e grazia, ha mosso i primi passi a soli 9 anni all’Accademia di danza del Teatro alla Scala per diventare il simbolo dell’eccellenza italiana nel mondo. Tutti i più grandi coreografi e divi: da Nureyev a Vassiliev, da Baryshnikov a Bruhn se la contendevano nei templi della danza a livello mondiale. Sono iniziate le riprese della divina “Carla”, il film tratto dalla autobiografia della Fracci “Passo dopo passo. La mia storia” che vede il suo ruolo interpretato da Alessandra Mastronardi. Di recente è stata invitata dal sovrintendente Dominique Meyer alla masterclass alla Scala per “Giselle”. Com’è andata? "Il tempo sembra non sia passato. Mi sono commossa nel rivedere i ballerini, gli insegnanti e tutte le maestranze che mi hanno accolto con un calore immenso. Ho fatto alcune osservazioni alla compagnia, ed ho corretto un po’ le posizioni dei solisti. Devo ringraziare anche Manuel Legris, direttore del corpo di Ballo della Scala, una persona garbata, oltre che uno splendido ballerino". Sogna di insegnare alla Scala? "Mi manca quel palcoscenico che considero la mia casa. La gente ha pensato che io avessi litigato, ma non è così, ancora oggi mi chiedo il perché della chiusura nei miei confronti. In questi lunghi anni di assenza avrei potuto dare molto ai giovani con un ruolo ben definito". Come ha iniziato? "Eravamo tornati a Milano dalla campagna di Volongo (Cremona), dove poi mi sono sposata. I miei genitori mi iscrissero alla scuola della Scala, all’epoca gratuita. La maestra mi disse che ero gracile e sottile, però avevo un bel faccino". Ha avuto una carriera costellata da incontri straordinari. "Si, memorabili: da Roland Petit a Maurice Béjart, da John Cranko che ha creato per me “Romeo e Giulietta”, a John Butler che ha prodotto “Medea”, l’elenco è interminabile". E con Rudol’f Nureev. Un divo non facile... "Competitivo, mi metteva sempre alla prova, mi ha fortificato. Mi chiese di danzare con lui in “Lo Schiaccianoci”, mi fece imparare la sua coreografia in soli 2 giorni. Ma fu un trionfo. E mi disse: “Hai visto cosa vuol dire aver coraggio!”". Anche Charlie Chaplin era un suo fan... "Avevo ballato nel secondo atto di “Giselle” con Vassiliev e Chaplin venne a vedermi. Il giorno dopo mi mandò una fotografia con la dedica “you are wonderful”. Un gesto tenero che denota una sensibilità davvero speciale".