Ricapitalizzazione del Pucciniano, la Fondazione contesta i revisori

Palestini e Pisanelli hanno incontrato Servetti per sollecitare il rogito

Teatro lirico e Cittadella hanno diverso status proprietario ma sono comunque a carico dei gestori delle manifestazioni

Teatro lirico e Cittadella hanno diverso status proprietario ma sono comunque a carico dei gestori delle manifestazioni

Viareggio, 10 agosto 2015 -  LA FONDAZIONE Puccini contesta il no dei revisori alla propria ricapitalizzazione col conferimento di immobili comunali destinati al Parco della musica. E ha ribadito le sue tesi in un recente incontro che il vicepresidente Alberto Pisanelli e il consigliere di indirizzo Andrea Palestini hanno avuto con l’assessore al bilancio Laura Servetti.

I RIPETUTI pareri contrari dei revisori, partiti dalla tesi per cui non si può depauperare il patrimonio del comune in dissesto, si sono arricchiti nel tempo di ulteriori argomenti, ogni qualvolta la tesi iniziale veniva avversata. Partiamo dal depauperamento. La Fondazione sostiene che essendo il comune socio unico del Pucciniano, il danno di un’eventuale liquidazione dell’ente lirico col ritorno del mutuo del teatro al comune (4,5 milioni) sarebbe superiore al «depauperamento» dato dal trasferimento di beni immobili stimati 1 milione e 920 mila euro. Ma anche le tesi successive sono state contestate da Andrea Palestini, lasciando il cerino in mano alla giunta Del Ghingaro. Anche se va ricordato che la delibera consiliare della ricapitalizzazione, approvata durante la giunta Betti, non ha poi avuto seguito né da parte dell’ex sindaco Betti, né della successiva amministrazione commissariale di Valerio Massimo Romeo.

I REVISORI affermano che i beni destinati al Parco della musica sono pertinenze non separabili dal teatro, ma secondo la Fondazione proprio l’articolo 800 del codice civile permette queste separazioni: tant’è vero che comunemente si vende il box auto separatamente, per quanto sia bene pertinenziale dell’immobile abitativo principale. Questi immobili sono poi stati definiti non sdemanializzabili in quanto destinati al Parco della musica: ma questa tesi rafforza la contestazione del pericolo di depauperamento del comune in dissesto. Infatti, ha detto Palestini a Servetti, il piano paesaggistico ha appunto vincolato questi beni di archeologia industriale: quindi non possono essere venduti a privati per ottenere risorse con cui pagare il dissesto, ma possono essere destinati solo al comune o a un ente non a scopo di lucro come la Fondazione Puccini. E’ una tesi simile a quella relativa all’immobile del Principino, vincolato, e quindi quasi certamente non vendibile né tanto meno aggredibile dai creditori o dal curatore di un eventuale fallimento della Patrimonio Srl, che ne è intestataria per trasferimento del comune ma con vincolo.

LA FONDAZIONE poi ritiene che i revisori confondano i beni oggetto della delibera col teatro, quando parlano del mutuo in essere che appunto riguarda il teatro. Tali beni sono esclusi dal contratto, quindi il fatto che alla scadenza trentennale della concessione il teatro tornerà in proprietà al comune non ha effetti su un eventuale divieto al trasferimento dei beni per il solo fatto che sul mutuo del teatro c’è la fidejussione del comune. La fidejussione riguarda il teatro, non gli immobili del Parco della musica.

INFINE, per tornare al possibile depauperamento del comune, gli impegni di finanziamento della Regione per tre rate del mutuo già superano da soli il valore dei beni da trasferire: il comune dà immobili per 1 milione e 920 mila euro, ma a sollevamento della fidejussione a favore della Fondazione arrivano da Firenze 3 rate deliberate di 660 mila euro l’una per un totale di 1 milione e 980 mila euro. Senza contare l’ulteriore impegno politico preso dal governatore Enrico Rossi a farsi carico dell’intero residuo di 4,5 milioni. «Al momento – ha detto Palestini a Servetti – la delibera consiliare è ancora in essere e non averle dato atto con il rogito notarile mette a rischio il comune: o la eseguite, o la revocate». Giorgio Del ghingaro che intende fare per distinguersi dai predecessori che non hanno mosso dito?

Beppe Nelli