«Io e l’Umbria, stretto legame. E questo evento è formidabile»

Intervista a Veltroni che stasera presenta la sua pellicola

Walter Veltroni

Walter Veltroni

Perugia, 15 aprile 2015 - L’ASSO nella manica della giornata inaugurale del «Festival Internazionale del Giornalismo» ha il volto gentile e il talento poliedrico di uno dei grandi protagonisti della vita politica e culturale italiana: Walter Veltroni. Alle 21 sarà alla Sala dei Notari per presentare in anteprima il suo nuovo film, «I bambini sanno». E’ uno sguardo tenero, poetico e disarmante sull’infanzia che il Festival propone in collaborazione con Unicef e Sky, con ingresso libero fino ad esaurimento posti. Veltroni è alla seconda prova da regista e con l’occasione racconta e si racconta.

Per iniziare, cosa ne pensa del Festival del Giornalismo?

«Considero questo evento uno dei grandi appuntamenti culturali del paese per qualità di presenze, per modernità e per aderenza a uno dei temi fondamentali del nostro tempo. Insieme a Umbria Jazz è l’evento che porta questa regione nella modernità più totale. Tra l’altro non è la prima volta che vi partecipo, me ne ricordo almeno un’altra, quando sono venuto a parlare di Rai Tre».

A proposito, quali sono i suoi legami con Perugia e l’Umbria?

«E’ una terra che conosco molto bene, con la quale ho sempre mantenuto rapporti stretti, profondi. Qui sono stato eletto due volte e quando è nato il Pd nell’ottobre 2007 ho voluto tenere a Spello il discorso che sanciva la nascita. Ho preso quello spettacolo meraviglioso come simbolo della bellezza dell’Italia intera».

A suo avviso, che momento sta vivendo oggi il giornalismo?

«Penso che sia in una fase di transizione, di passaggio. Qualche giorno fa ero in un liceo romano e ho chiesto ai ragazzi quanti di loro leggessero un giornale. Nessuno ha alzato la mano. Per questo penso che bisogna allargare il confine, estendere la nozione di giornalismo alle forme e ai luoghi della percezione giovanile. Ci vedo una grande ricchezza e opportunità, ma anche il rischio del frammento a danno del racconto. Che provoca una cultura emotiva e molto pericolosa».

Cosa ci racconta de ‘I bambini sanno’, che presenta stasera?

«I protagonisti sono 38 bambini tra gli 8 e i 13 anni, li ho intervistato nelle loro stanze, da soli, senza adulti, sulle grandi domande: vita, morte, Dio, amore.. ».

Il risultato?

«Risposte meravigliose per profondità, verità, sincerità. Chi l’ha visto è rimasto colpito, emozionato, perché nel documentario ci si diverte e ci si commuove. Un po’ come nella vita».