Festival del Giornalismo, Buttafuoco ‘infiamma’ la platea: "Qui le migliori energie giovani"

L’intellettuale ospite del Festival del giornalismo: l’informazione va ricostruita OMAGGIO A CHARLIE HEBDO / IL PROGRAMMA / FESTIVAL DEL GIORNALISMO, CINQUE GIORNI DI INCONTRI DOVE "TUTTI POSSONO IMPARARE DA TUTTI" / FESTIVAL DEL GIORNALISMO, E' PACE: LA REGIONE STANZIA 150MILA EURO

Pietrangelo Buttafuoco

Pietrangelo Buttafuoco

Perugia, 16 aprile 2015 - L’intellettuale dissidente, lo chiamano. Alternativo, controcorrente, sempre e comunque. E Pietrangelo Buttafuoco non smentisce la sua fama neanche adesso che arriva al «Festival internazionale del Giornalismo» come protagonista di un doppio evento. Stasera sarà alla Sala dei Notari con lo spettacolo teatrale «Buttanissima Sicilia», un panegirico di satira e fierezza, di coraggio e omissioni, mentre domani alle 18 sarà al Brufani per un incontro con Fulvio Abbate. Del festival Buttafuoco è ospite fisso e sempre atteso, da anni, e anche stavolta promette scintille..

Partiamo dall’evento di questa sera..

«Un’operazione particolare, il vero artefice è il regista Giuseppe Sottile che ha trasformato il lavoro giornalistico di un mio libro in spettacolo teatrale. Il risultato è un cortocircuito bellissimo che trova una degna corona nel festival. La sua vera radice è il giornalismo».

E domani invece?

«Un incontro a due con Fulvio Abbate, lo facciamo sempre, ogni anno, per me è un appuntamento piacevole a cui tengo molto. Siamo come due jazzisti, improvvisiamo sul momento, senza anticipazioni né scaletta. Stavolta però ho una mezza idea, vorrei ripercorrere le strepitose voci del libro di Fulvio su Roma, per stuzzicarlo un po’».

Ma che ne pensa del giornalismo di oggi?

«Penso che dalla preghiera quotidiana sia passato alla bestemmia sincopata. I giornali sono come il Super 8, come le cabine telefoniche, sempre più rare e deserte. Il giornalismo invece c’è, è vivo ma sta andando nella direzione di una parola totale, di un alfabeto diffuso, di un nuovo immaginario. E’ faticoso da costruire, giorno dopo giorno, senza le certezze di un tempo».

E il Festival del Giornalismo come lo vede?

«Ha un grande merito, riesce a catalizzare le energie vive dei tanti giovani che fanno questo mestiere e che dominano gli strumenti dell’informazione e della comunicazione, sono molto più attrezzati e pronti dei cosiddetti ‘baroni’. Nelle redazioni si ripete quello che accade da anni nelle scuole, dove gli alunni molto più pronti dei loro insegnanti nell’affrontare il futuro».

Lei è considerato un intellettuale, un giornalista e scrittore di destra, uno dei pochi.

«Io sono molto peggio della destra, soprattutto di quella attuale. Diciamo che non corrispondo ai canoni della democrazia, dell’ideologia conformista e del buonismo obbligatorio».

Che ne pensa della situazione politica umbra in vista delle elezioni regionali?

«Non ne so nulla, aspetto solo di arrivare a Perugia e di affidarmi al mio amico Rocco Valentino. Mi faccio spiegare tutto da lui».