Attentato a Nizza, i racconti degli umbri: «Ho creduto di poter morire fucilata»

Drammatiche testimonianze di chi vive e lavora nella città francese e che si trovava sulla Promenade

«Ora ci dicono di restare a casa e uscire solo se c’é necessità» così la presidente della comunità di tifernati a Nizza

«Ora ci dicono di restare a casa e uscire solo se c’é necessità» così la presidente della comunità di tifernati a Nizza

Perugia 16 luglio 2016– Tanti, tantisimi gli umbri presenti, perchè turisti o residenti, a Nizza, dove si è consumata la terribile tragedia dell’attentato (Leggi l'articolo) con il camion che ha falciato la folla. D’altra parte nella città francese risiedono ben trentamila nostri connazionali. «A un certo punto abbiamo immaginato che ci volessero fucilare dentro i ristoranti». E’ un racconto lucido ma allo stesso tempo drammatico quello che Alessandra Papetti, 36enne di Corciano che lavora a Nizza, fa ai microfoni del Tgr Umbria. La donna era sulla Promenade Des Anglais. Finito lo spettacolo pirotecnico per celebrare il 14 luglio, Alessandra stava andando in un bar quando è stata ‘travolta‘ dal fuggi fuggi della gente.

«Non avevamo notizie e quindi non sapevamo cosa stesse accadendo. Quello che ricordo di quegli attimi è il terrore negli occhi delle persone che avevo davanti. La gente urlava, piangeva. Ci siamo rifugiati in una bar e siamo stati spinti fin nei bagni. E‘ lì che abbiamo pensato potesse accadere il peggio. Non avevamo notizie, sentivamo solo le sirene di polizia e ambulanze». La donna dice di non aver paura e che continuerà a lavorare a Nizza. « Anche se dopo gli Europei di calcio pensavamo che il peggio fosse passato».

Moltissimi i tifernati presenti nella città francese: «Ci dicono di stare in casa, di uscire solo se si ha stretta necessità, le strade sono vuote, sembra di essere in guerra come quando c’è il coprifuoco. E’ terribile»: la voce è quella di Nicoletta Tulliani, tifernate di origine ma da decenni residente a Nizza, nel cuore della Costa Azzurra. Tulliani è la presidente dell’Arulef, l’associazione che raggruppa oltre 200 famiglie tutte dell’Altotevere che dal 1970 in poi sono emigrate in questo lembo di Francia e qui hanno messo radici.

«non ero presente alla parata del 14 luglio, questo genere di iniziative solitamente raccoglie la partecipazione di molti turisti più che di gente residente a Nizza che magari guarda i fuochi dal balcone di casa senza scendere in strada. Non ho per ora notizie di italiani coinvolti. Molte persone tra cui alcuni miei familiari durante l’attacco sono state rinchiuse per questioni di sicurezza all’interno dei locali dove si trovavano in quel momento fino a che la polizia non ha riaperto le porte. E’ una situazione brutta, terribile: è proibito avvicinarsi al mare e fare il bagno nei tre giorni di lutto nazionale e anche per ragioni di sicurezza, ripeto: adesso è come se ci fosse una guerra dove poco prima c’era la vita e tanta gente».