"Bancarotta fraudolenta", via ai sequestri per il caso dell'ex presidente del Siena Calcio

La conclusione delle indagini e l'operazione delle Fiamme Gialle

Militari della guardia di finanza  (foto di repertorio)

Militari della guardia di finanza (foto di repertorio)

Siena, 8 agosto 2017 - Beni sequestrati per otto milioni e mezzo di euro. E le accuse di bancarotta fraudolenta, emissione di fatture per operazioni inesistenti e accesso abusivo al credito. Questo l'esito della conclusione indagini per l'ex presidente del Siena Calcio Massimo Mezzaroma nell'ambito di un'inchiesta che vede al centro la società calcistica. Inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza.

Undici in tutto gli indagati. I sequesti sono stati disposti dal Gip su richiesta della procura di Siena. Le misure cautelari reali sono state applicate alle disponibilità finanziarie rinvenute sui conti correnti, nella forma per equivalente, su case a Roma e sulle quote di partecipazione da questi detenute su alcune società del Gruppo.

La società calcistica a distanza di alcuni mesi dalla mancata iscrizione al campionato, dopo aver tentato la strada del concordato preventivo, rigettato dal Tribunale di Siena per mancanza di garanzie, era stata dichiarata fallita. Nel frattempo erano già partite le indagini. A insospettire le Fiamme Gialle, la cessione del marchio Ac Siena, in un modo analogo a quello della allora Mens Sana Basket, al centro di un'altra indagine, l'operazione "Time Out".

Il marchio del Siena Calcio era stato venduto ad una nuova società, con sede a Roma, creata appositamente per quell’operazione e di fatto mai operante.

La società acquirente, neocostituita, ha attinto le disponibilità finanziarie per l’oneroso investimento dalla Banca Monte dei Paschi di Siena che a fronte della sola garanzia dello stesso marchio (sopravvalutato in 25 milioni di euro a fronte di un valore effettivo, stimato da perizia giurata, tutt’al più 4/5 milioni di euro) ha erogato alla nuova società un prestito di 22 milioni di euro.

Contestualmente alla cessione del marchio, la società acquirente ha stipulato un contratto di affitto del marchio stesso, con la Ac Siena Spa che, quindi, per utilizzare il proprio marchio si ritrovava a pagare un canone mensile, di valore pari alla rata del mutuo che la newco doveva restituire alla Banca Mps finanziante l’operazione. Sulla base di ciò si è contestata l'esecuzione dell'operazione perché finalizzata a consentire alla società calcistica Ac Siena un finanziamento che altrimenti non avrebbe potuto ottenere, a causa del grave stato di dissesto economico in cui versava: il bilancio 2010-2011 riportava già perdite per oltre 20 milioni di euro.

"Negli anni successivi - scrive la Guardia di Finanza - la società non è intervenuta con operazioni di ricapitalizzazione, perseverando nella prosecuzione dell’attività sportiva, nonostante le gravi difficoltà finanziarie, mascherate nei bilanci, fatti apparire solidi agli stakeholders e riuscendo così a rientrare nei parametri gestionali imposti dalla Lega Calcio per l’iscrizione ai campionati professionistici, fino al campionato 2013-2014. Tra i vari artifizi contabili escogitati, anche l’indebita iscrizione nel bilancio al 30 giugno 2013, degli introiti relativi al c.d. “Paracadute finanziario”, vale a dire l’indennizzo previsto dalla Lega calcio di serie A per le società retrocesse dal campionato di serie A a quello di serie B".