Anziani maltrattati in una casa di riposo: nove gli addetti sospesi

L'attività investigativa ha portato alla luce le gravi umiliazioni alle quali erano sottoposti i pazienti. Schiaffi e offese continue agli ospiti (attenzione: immagini sconsigliate a un pubblico sensibile) / VIDEO CHOC / LE FOTO/ L'INTERVISTA AL DIRETTORE ASL / L'INTERVISTA AL VICEQUESTORE

Anziani maltrattati (Foto Attalmi)

Anziani maltrattati (Foto Attalmi)

Prato, 10 luglio 2015 - Maltrattamenti fisici e morali e lesioni nei confronti di anziani degenti, anche affetti da gravi patologie e non autosufficienti, nella casa di riposo di Narnali: queste le ipotesi di reato per un'inchiesta della squadra mobile di Prato, diretta da Francesco Nannucci, che ha portato alla sospensione dal pubblico servizio nei confronti di nove tra infermieri e operatori socio sanitari della struttura. Altri quattro dipendenti sono indagati. In molti casi, si spiega dalla polizia, i ricoverati avrebbero subito anche furti di denaro.

L'attività investigativa, svolta anche con l'ausilio della direzione sanitaria della Asl 4 di Prato, ha messo in luce, si spiega in una nota, «una situazione grave, di umiliazione continua degli anziani, anche in momenti delicati della loro vita, e un contesto generalizzato di tali condotte. Quotidiani erano i maltrattamenti fisici e morali nei confronti dei degenti, sottoposti, senza alcun motivo, a strattonamenti e a condotte lesive della loro integrità fisica. Altrettanto quotidiani erano le condotte di dileggio e ingiuria verso gli ospiti della residenza, che denotano una costante volontà vessatoria nei confronti dei malati».

Le misure cautelari riguardano la sospensione dall'esercizio di pubblico servizio per periodi da sei mesi a un anno: i destinatari dei provvedimenti sono residenti tra le province di Prato e Pistoia.

Secondo quanto accertato dagli inquirenti i maltrattamenti erano particolarmente gravi. In particolare una signora, mentre veniva cambiata di notte, è stata messa nuda legata su una sedia a rotelle davanti ad una finestara aperta e un'infermeria commentava: 'Se muore è lo stesso'. Non erano rari nemmeno gli schiaffi, tanto che in alcuni video si notano gli anziani coprirsi il volto come a volersi difendere.

Frasi choc, oltre alle botte, rivolte ai pazienti, soprattutto quelli con patologie più gravi e non autosufficienti. Sono quelle dette da infermieri e operatori socio sanitari e che sono state riprese dalle dieci telecamere posizionate all’interno dell’Rsa dell’orrore a Narnali, in via del Guado. “Maiala... a te è rimasto solo di morire e basta! Con me tu dimagrisci vedrai... sta mucca... non sei un essere umano... sei una mucca”. Frasi di questo tenore rivolte agli anziani ospiti che vengono scherniti e offesi perché non riescono a trattenere i bisogni fisiologici. “Sta’ demente e dormi!... Bisognerebbe solo ammazzarvi”. “Sudicia” e “sempre a c... i’ che vu’ avete nel corpo”, viene detto da due operatori mentre puliscono una signora durante la notte. “Ma che mongola che sei anche te e quella demente che c’hai della tu figliola”. “Guarda che occhi aperti che ha”, “sei morta?”. “Mummia”.  “Brutto mostro”. “Se fai ancora casino ti ammazziamo”. “Alziamola con il sollevatore questa mucca”.  Nel video si vedono gli operatori che strattonano i pazienti, una donna lasciata nuda in posizione fetale sul letto, e un’altra nuda legata a una sedia a rotelle con la finestra aperta con l’infermiera sullo sfondo che dice: “Tanto se muori è uguale”. 

«Sono sconcertato e addolorato per questi episodi che sono deprecabili fino all'inverosimile». Il vescovo di Prato Franco Agostinelli, ai microfoni di TV Prato, ha espresso costernazione per i maltrattamenti agli anziani ospiti della Rsa di Narnali emersi dalle indagini degli inquirenti. «La persona è tale sempre, dal concepimento fino alla morte e come tale - afferma il vescovo - va rispettata in ogni momento. C'è una dignità che deve essere salvaguardata soprattutto quando la persona è più fragile. Una convinzione però: Sono convinto che si tratta di un caso isolato. Vorrei infatti guardare alla professionalità e alla generosità di tante persone, operatori e volontari, che ogni giorno guardano al sofferente e al malato come una persona da rispettare, aiutare, come ad un fratello».