Patteggia due anni il «re» del caffè. Crack da mezzo milione per i bar

La società di Zucconi gestiva quello in Provincia e quello al Polo Fiere

Degustazioni di caffè in piazza

Degustazioni di caffè in piazza

Lucca, 26 settembre 2016 - Due anni di reclusione, con pena sospesa. Questa la pena patteggiata davanti al gip Riccardo Nerucci dall’imprenditore Renzo Zucconi, 66enne originario di Capannori, per il crac della «Finbonito Srl», la società che gestiva due bar piuttosto noti: la caffetteria della Provincia al piano terra di Palazzo Ducale e il bar del Polo Fieristico di Sorbano, entrambi poi chiusi. La società era stata infatti dichiarata fallita nel maggio 2015 con un passivo che sfiorava il mezzo milione: ben 493mila euro quello accertato dal curatore Mirko Pardini.    Secondo le indagini del pm Piero Capizzoto, all’amministratore unico della «Finbonito Srl» Renzo Zucconi veniva contestato di aver commesso una bancarotta fraudolenta con vantaggi personali e di non aver consegnato alla curatela la documentazione contabile successiva al 31 dicembre 2011. Alla fine l’imprenditore ha scelto la strada del patteggiamento, grazie al quale ha ottenuto uno sconto di pena di un terzo e la sospensione condizionale.   Resta aperto però un altro nodo, quello legato al fallimento della «Caffè Bonito Srl» di Santa Margherita fallita nel marzo scorso, la grossa azienda di torrefazione, vendita all’ingrosso e al dettaglio del caffè che era stata messa in liquidazione dal socio unico Renzo Zucconi. I giudici hanno nominato curatrice Angela Gaziano fissando l’esame dello stato passivo per il 17 gennaio 2017. La «Caffè Bonito Srl» era molto famosa in Lucchesia ma anche nel resto della Toscana. Fondata nel novembre 1990 da tre soci (Vincenzo Palmieri al 33%, Salvatore Melis 33% e Renzo Zucconi 34%) era arrivata a fatturare 1,3 milioni di euro.

Ma la crisi aveva creato scompensi con i crediti verso i clienti raddoppiati da 334mila a 721mila euro. I titolari dei numerosi bar riforniti dalla «Bonito» non sono più riusciti a garantire la medesima quantità di consumo di caffè. E così i ricavi erano scesi dai 983mila euro del 2011 ai 290mila del 2015. Per la società erano aumentati anche i debiti tributari e previdenziali: da 284mila euro nel 2011 erano passati a 778mila euro nel 2015. A quel punto, al termine dell’esercizio 2014 il socio unico Renzo Zucconi aveva provveduto a mettere in liquidazione la società e per preservare il valore aziendale nel maggio 2015 aveva affittato l’azienda a un’altra società.