
Aldo Vitali (foto Alcide)
Lucca, 29 febbraio 2016 - Aldo Vitali, altro lucchese doc, direttore di Tv Sorrisi e Canzoni (il settimanale più diffuso in Italia) quando può torna a Lucca. E comunque la segue da Milano, attraverso le notizie che legge sui notiziari on line o sulla Nazione, il nostro giornale. Un attaccamento forte, il suo, tanto che più volte ha detto che tornerà a stabilirsi dalle nostre parti quando andrà in pensione. Una data è ancora lontana, ma l’obiettivo è quello. Della nostra città ne parla sempre volentieri. E raggiunto telefonicamente, non si sottrae a qualche domanda.
Direttore, che ne pensa della Lucca attuale? «E’ sempre nel mio cuore, e sono felice che adesso sia più conosciuta che in passato. Ci sono manifestazioni che ho visto nascere, come i Comics e il Summer Festival, ora diventate internazionali. Però...».
Però? «Lucca ha un potenziale a mille ma un’effettiva valorizzazione che va a cento, c’è tanta strada che si può fare ancora. Ci sono molte città che stanno facendo meglio, e voglio citare l’esempio di Matera: molto diversa, ma per dimensioni e storia anche simile. Ebbene quella città ha scommesso su se stessa riuscendo a diventare la capitale italiana della cultura. Potrebbe succedere anche a Lucca: ha una grande storia, opere d’arte, la scuola Imt, un notevole flusso turistico. Invece non accade».
Perché secondo lei? «Lucca la vedo da lontano, lungi da me voler dare lezioni: però manca la consapevolezza di essere grandi e ambire a cose grandi. Questo aspetto si incrocia con la nostra mentalità di lucchesi che è molto snob, preferiamo stare alla larga da cose troppo evidenti, popolari e universali. A volte ci sentiamo superiori, come quando Lucca era chiusa e non faceva entrare gli stranieri: preferivamo andare a vendere la seta nelle Fiandre piuttosto che far venire qui i compratori. Per carità, ritengo che sia nobile non vendersi alla commercializzazione, però dobbiamo anche guardare ai risvolti economici e alla possibilità di migliorare le condizioni di vita dei cittadini. Insomma, si può trovare un compromesso».
Quindi, tante contraddizioni. «Sì. Penso alla mancanza cronica di infrastrutture. Paradossalmente c’è molto piu’ caos traffico a Lucca, in certe ore, che non a Milano dove vivo. Questo è clamoroso, ma ribadisco sono un lucchese che torna ogni tanto, quindi non posso dare giudizi definitivi. Tuttavia capisco le difficoltà degli amministratori nel risolvere i problemi».
Questioni di cui sui parla da decenni, purtroppo, ma non si riesce a risolverle. «Concordo. Devo però aggiungere che i lucchesi hanno la mentalità di arrivare in auto anche fin dentro una chiesa per essere piu’ comodi, non esiste l’idea di fare due passi a piedi. Invece altre città e l’Europa vanno in direzione contraria, puntando anche sui mezzi pubblici. Credo si potrebbe pensare poi, nel centro storico, a liberare altre piazze dalle auto».
Su cosa deve puntare dunque Lucca per fare il salto di qualità? «Sfruttare al meglio la sua bellezza, cogliere al volo la strategica posizione che ha, e creare altre forme di aggregazione come business, congressi e altro ancora. Bisogna allontanare la tentazione della pigrizia e puntare decisamente ad avere una visione strategica. Che adesso non c’è. Se qualcuno me lo chiede, sono pronto a dare una mano».