Disabilità e scuola, non solo sostegno: «Fondazione pronta ad altre azioni»

Melley interviene nel dibattito nato dall’erogazione di fondi per tamponare la carenza di docenti

Fondazione Carispezia in aiuto della scuola

Fondazione Carispezia in aiuto della scuola

La Spezia, 15 ottobre 2016 - FONDAZIONE Carispezia mette a disposizione 50mila euro per tamponare la mancanza di docenti di sostegno e qualcuno obietta: non è giusto, spetta allo Stato. «Il rischio di fare supplenza è sempre presente nell’agire delle fondazioni – commenta il presidente Matteo Melley –. In questo momento di crisi economica e sociale in cui ci sono bisogni nuovi e meno risorse, le fondazioni ricevono sollecitazioni a intervenire. Nel nostro caso abbiamo messo come criterio di azione la rilevazione del bisogno, poi se la risposta a quel bisogno».

Come nasce l’inedito intervento sui docenti di sostegno?

«Nel caso delle scuole il bisogno c’è, è oggettivo e riteniamo il nostro intervento sostenibile perché a termine, funzionale in un tempo breve a garantire a una fascia di cittadini, gli alunni disabili, gli stessi diritti dei loro coetanei».

Qualcuno ha obiettato che si privatizza un compito dello Stato.

«Non stiamo privatizzando un servizio pubblico ma inserendo operatori che provengono dal privato sociale che fa no profit, da cooperative sociali. Le fondazioni hanno come interlocutori gli organismi del terzo settore, ci è precluso pagare dipendenti pubblici. Mi sembra una polemica frutto di una non comprensione».

Qualcuno dice che Fondazione potrebbe fare altro.

«Ho trovato stimolante qualche appello a che la Fondazione faccia anche altro. In effetti il tema della disabilità a scuola va oltre i docenti di sostegno. Per questo per martedì prossimo abbiamo convocato il Tavolo sociale con all’ordine del giorno il tema della disabilità a scuola per discutere che cosa si può fare, quali sono gli altri bisogni. Dialoghiamo prioritariamente con il terzo settore ma scuole e servizi sociali dovranno segnalare i bisogni».

Su che cosa potrebbe intervenire la Fondazione?

«Per esemplificare, non pensiamo alla semplice pedana di accesso, che deve rientrare nei compiti del pubblico, ma possono esserci interventi più innovativi che Fondazione può sperimentare. Ci vorrà capacità per agire con interventi non suppletivi ma complementari a quelli pubblici».

A chi fa polemica, ha risposto ricordando l’impegno di Fondazione per i migranti. Perché?

«Non a caso ho fatto riferimento al tema dei migranti: due anni fa, quando nacque l’emergenza, intervenimmo a favore della Caritas e della Croce Rossa, erogando a ciascuno 50 mila euro, e ci furono polemiche, un dibattito sull’opportunità che Fondazione agisse. Siamo fieri di quell’intervento perché ci ha consentito di entrare sul tema dei migranti, ne è nato il Progetto Integrazioni. Con lo stesso spirito entriamo sul tema della disabilità a scuola».

In concreto come si svilupperà l’intervento per tanponare la mancanza di docenti di sostegno?

«La modalità è in via di definizione condivisa con i dirigenti scolastici. Il criterio è garantire operatori di sostegno ad alunni con grave disabilità riconosciuta ai sensi dell’articolo 3 comma 3 della legge 104/92, in attesa dell’assegnazione definitiva dei docenti di sostegno da parte dell’Ufficio scolastico regionale prevista entro novembre. Gli operatori, specializzati, verranno da cooperative sociali, unici soggetti che le fondazioni possono finanziare. Ogni alunno avrà l’operatore a disposizione per il numero di ore stabilite da ciascuna scuola, in base al Pei, i piani educativi individuali».

Fondazione Carispezia non esclude ulteriori interventi per garantire la parità di condizioni nell’accesso allo studio agli alunni disabili. In che cosa potrebbe concretizzarsi questa idea?

«Per una fondazione non sono sotenibili impegni che comportino oneri pluriennali. Cerchiamo progetti in cui il nostro intervento possa avviare un servizio che poi sia in grado di proseguire con altre risorse. Faccio l’esempio del trasporto: se è necessario un pullmino, e ci sarà chi lo guida pagato da chi deve dare continuità al servizio, Fondazione può acquistare il mezzo. Questo vale anche per gli edifici, le tecnologie: Fondazione non può costruire la palestra o la piscina ma può, semmai, contribuire a garantire attrezzature per l’accessibilità. Questo è il tipo di analisi che inizieremo martedì, al Tavolo sociale».

Si è aperto un nuovo orizzonte di possibile intervento?

«Questa del sostegno è stata l’occasione per entrare in questo mondo, scuola e disabilità. Devo dire che secondo me questo bisogno, la carenza di docenti di sostegno, avrebbe dovuto emergere prima, al Tavolo del sociale. Fondazione lo ha scoperto leggendo il giornale. Siamo abituati alle emergenze ma bisognerebbe evitare di rincorrere le emergenze».