‘Dateci i docenti di sostegno, i bambini non sono numeri’

La manifestazione di protesta dei genitori / GUARDA LE FOTO / DOCENTI DI SOSTEGNO, FONDAZIONE CI METTE 50MILA EURO

La protesta delle famiglie

La protesta delle famiglie

La Spezia, 11 ottobre 2016 -  POTEVA sembrare rap, quello che un nutrito gruppo di persone scandiva ieri mattina davanti all’Ufficio scolastico provinciale: «Io voglio andare a scuola, la scuola dov’è», parafrasando Jovanotti. Ma simboleggia la battaglia che, con forza, stanno combattendo i genitori di bambini disabili, sostenuti da altri genitori: mancano nelle scuole spezzine gli insegnanti di sostegno. La marcia di ‘Insieme per i diritti dei nostri figli’, partita dalla sede dell’Inps spezzina, ha portato una delegazione a colloquio con la dirigente Maria Teresa Peruzzi. Fuori, le altre famiglie ad attendere. «VOGLIO che mio figlio v cresca con i principi di uguaglianza ben chiari – esordisce Valentina Torri, presente per solidarietà –, in una società dove spesso conta il privilegio, ma dove è giusto combattere per un proprio diritto». Una famiglia intera per i diritti di una bimba disabile: «Viene seguita 16 ore invece delle 22 previste, come lo scorso anno, ma per fortuna ha maestre preparate ed intelligenti che non la lasciano mai sola e la coinvolgono nelle attività di classe», dice la mamma Nunzia Iavazzo. «E poi quelle di sostegno, diciamolo chiaro, sono insegnanti che danno un valore in più», dice il papà Andrea Perotti. «Questo Stato ci sta togliendo tutto», rincara il nonno Rocco Iavazzo.

SI SOFFERMA, invece, sulla ‘conoscenza’ Giovanna Allegretti: «Se chi ci governa avesse ben chiara qual è la situazione dei nostri figli, forse si renderebbe conto quanto servano le insegnanti di sostegno. Vedete quei cinque o sei poliziotti e carabinieri che stanno davanti a noi? Se i nostri bambini fossero qui, non basterebbero per tenerli, perché quei bimbi non hanno chiaro il concetto di spazio vestibolare definito e correrebbero ovunque. Dunque, in classe la maestra deve guardare mio figlio o gli altri ventinove? Entrambe le cose non le può fare». La donna interviene anche sui 50mila euro stanziati da Fondazione Carispezia: «Ho trovato infelice questa scelta, mi è parso un volere cavalcare l’onda. Vorrei che intervenisse con strumenti tecnologici di cui i ragazzi disabili hanno bisogno tutto l’anno, perché per il resto è lo Stato che ci deve pensare, non un ente del territorio». C’è anche un’insegnante di sostegno, in pensione da un anno, alla manifestazione: «Una volta l’Italia aveva una normativa sul sostegno che era un fiore all’occhiello – dichiara Tiziana Rabuffi –, ma ora stanno venendo meno tutti i diritti. E la gente non capisce che prima o poi, nelle cosiddette ‘fasce deboli’ vessate dallo Stato, ci finiscono tutti».

DOPO un’ora a colloquio con i rappresentanti del provveditorato, Sara Viola – vera anima del comitato ‘Insieme per i diritti dei nostri figli’ – scende a relazionare: «Hanno parlato di numeri, ma a noi, di quelli, poco ci importa. Abbiamo chiesto risposte rapide, certe e concrete. Dicono che ce le daranno entro pochi giorni, dopo alcuni incontri con le istituzioni». Non solo la protesta per l’assenza delle insegnanti di sostegno: «Vogliamo che il sistema cambi completamente. Non si può essere, dopo un mese dall’inizio della scuola, senza un supporto e non si può neanche, ogni anno, avere a che fare con un docente diverso. Altrimenti si prendano la responsabilità di abolire il sostegno e la 104. Continueremo la nostra battaglia, cercando di allargarla a livello nazionale, visto che interessa tutte le province. I bimbi non sono numeri, questa è la generazione che guiderà la nazione nel futuro. A tutti loro, disabili e non, stiamo insegnando la disuguaglianza sociale».