Amianto, ex arsenalotto mette ko la Marina

Vince la causa per la riqualificazione della pensione negata dal Ministero

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La Spezia, 2 novembre 2014 - HA CONTRATTO l’asbestosi dopo aver lavorato per anni a contatto con le navi della Marina (nella foto una nava radiata) militare di vecchia generazione, ma nononostante la certificazione dell’Inail si è visto negare a più riprese dal ministero della Difesa e dal Comando in capo del Dipartimento militare marittimo Alto Tirreno la rivalutazione della propria pensione con il calcolo dei benefici previsti per i lavoratori esposti all’amianto. Una battaglia sui diritti, quella portata avanti da un ex dipendente dell’Arsenale militare, uno spezzino di 62 anni, che alcuni giorni fa ha avuto il suo epilogo, con la Corte dei Conti della Liguria che ha accolto il ricorso del 62enne spezzino condannando il Dipartimento militare marittino Alto Tirreno a riliquidare la pensione tenendo conto dei coefficienti di rivalutazione contributiva dettati dall’esposizione all’amianto, con annessa rivalutazione monetaria e interessi legali dalla maturazione delle singole rate pensionistiche. Il dipendente, dopo anni di servizio all’interno della base navale della Spezia, nel 1994 aveva raggiunto la meritata pensione. Poco tempo dopo è arrivata la triste diagnosi, certificata dall’Inail: per quella «Asbestosi con fibrosi interstiziale ed enfisema bolloso”, l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali gli aveva riconosciuto nel 1995 la rendita per infermità e, nel maggio del 2013, aveva certificato che quella malattia era stata causata da un’esposizione all’amianto avvenuta sul luogo di lavoro per quasi nove anni, dal gennaio del 1968 al luglio del 1975. Alla richiesta del suo ex dipendente di rivalutare la pensione includendo i benefici legati alla malattia professionale, il Dipartimento marittimo dell’Alto Tirreno nell’ottobre dello scorso anno aveva risposto picche, poiché la domanda doveva essere prodotta necessariamente durante il servizio, e dunque prima di andare in pensione. Una tesi, quella addotta dal Dipartimento, smontata dal giudice unico Maria Riolo, che qualche giorno fa in udienza ha emesso la decisione in forma semplificata. Secondo la Corte dei Conti, i benefici legati alla malattia professionale da esposizione dall’amianto possono essere richiesti anche dopo la cessazione dal servizio, con l’ex dipendente che può accedervi nonostante il periodo di esposizione alle fibre killer fosse stato inferiore ai dieci anni previsti dalla normativa (la legge del 1992 sulla cessazione dell’impiego dell’amianto) poichè tale malattia era stata riconosciuta anche dall’Inail. Così è stato per il pensionato spezzino, che si vedrà così rivalutare la pensione.

Matteo Marcello