Tutte le scuole sono ormai in campo contro i bulli

Ecco alcune esperienze raccontate dai dirigenti scolastici

Firenze, 29 ottobre 2016 - Ogni scuola ha la sua arma per cercare di sconfiggere il bullismo. Tutti gli istituti, nessuno escluso, sono ormai da tanti anni impegnati sul versante della “lotta alle dipendenze”. “Antenne sempre dritte” è la parola d’ordine. Prof sentinelle, compagni più grandi che diventano tutor, la polizia postale che siede in cattedra per spiegare i rischi del mostro più nero: il cyberbullismo.

All’alberghiero Buontalenti sta dando ottimi frutti la “peer-education”. Insomma, l’educazione tra pari. Ma in che consiste di preciso? “I bulletti vengono segnalati dai professori, che nei consigli di classe stilano un vero e proprio elenco dei ragazzi che manifestano comportamenti aggressivi – spiega la dirigente, Maria Francesca Cellai -. A quel punto entrano in campo 50 studenti appositamente formati dagli psicologi, che diventano tutor del ragazzino che manifesta atteggiamenti da bullo”. Ecco che il tutor aspetta il compagno sotto osservazione all’ingresso della scuola (“In questo modo abbiamo anche risolto il problema dei ritardi”, dice la preside), lo segue durante la ricreazione e all’uscita. Insomma, un “fratello maggiore” capace di far capire al bulletto che sta sbagliando. E che col suo atteggiamento fa solo soffrire i più deboli. C’è chi spilla soldi ai portatori di handicap, chi chiede un “obolo” per consentire l’accesso alle macchinette. E chi aggredisce verbalmente.

“Con questa iniziativa però i casi di bullismo stanno calando sensibilmente”, sorride Cellai. Anche all’Itis Leonardo Da Vinci non si abbassa mai la guardia. La polizia postale entra nelle classi per parlare dei rischi del cyberbullismo. E gli educatori di una coop accolgono e assistono i ragazzi. Sono presenze-amiche fisse, in grado di intercettare i malesseri che serpeggiano. Non manca poi lo sportello psicologico. “Casi eclatanti per il momento non ci sono stati”, fa sapere il dirigente Marco Paterni. Anche all’agrario c’è uno stretto rapporto con la polizia postale. E poi c’è molta attenzione alla formazione dei docenti. “Talvolta volano offese. E non mancano gli scatti d’ira – riferisce il preside Ugo Virdia -. Spesso si tratta di ragazzi senza punti di riferimento. Prima di criminalizzarli bisogna attivare dei processi educativi”. Prevenzione, insomma. “Certo. Devono capire che il rispetto e l’attenzione verso l’altro devono esser sempre al primo posto”.

Capita che qualche genitore, preoccupato, bussi alla porta dell’agrario. “Le famiglie temono che il proprio figlio sia vittima dei bulli – spiega Virdia -. In realtà, quando andiamo ad indagare vediamo che si tratta di piccoli screzi. Col dialogo, generalmente riusciamo a ricomporre le situazioni. Ben diverso è il caso del cyberbullismo, molto più complicato da far emergere”.

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