Terapia Di Bella, il no di Careggi. "Pronti a presentare un esposto"

Il medico finisce nel mirino. "In arrivo provvedimenti disciplinari"

Luigi Di Bella

Luigi Di Bella

Firenze, 7 agosto 2017 - Dal mondo istituzionale della medicina arriva una condanna unanime all’utilizzo della multiterapia Di Bella: "Non è stata validata dagli studi scientifici effettuati, per questa ragione la medicina non la riconosce", dice il presidente dell’ordine dei medici di Firenze, Antonio Panti che annuncia provvedimenti disciplinari per i dottori che la somministrano.

Il caso denunciato da La Nazione, con un medico di Careggi che, fuori dall’orario di lavoro e fuori dall’ambiente ospedaliero, cura pazienti oncologici con il metodo Di Bella rifornendosi del cocktail (a base di somatostatina e vitamine) da una farmacia pratese, solleva un nuovo dibattito sull’utilizzo di terapie alternative in medicina.

Netta la presa di posizione di Careggi che presenterà un esposto in Procura, sostenuto dalla Regione che, con l’assessore al diritto alla Salute, Stefania Saccardi, disapprova fermamente il comportamento del sanitario strutturato. Tale terapia risulta non validata dalla comunità scientifica e di conseguenza non autorizzata dalle istituzioni.

Il direttore generale di Careggi, Monica Calamai, condivide le dichiarazioni del presidente dell’ordine dei medici di Firenze, Panti, riguardo al non riconoscimento della terapia Di Bella. "Sarà la magistratura, se lo riterrà opportuno, aprire un’inchiesta e ad avviare un’indagine di pertinenza - spiega Calamai - Qualora i fatti venissero accertati, insieme alle altre istituzioni coinvolte, prenderemo i necessari provvedimenti".

La terapia alternativa per il trattamento dei tumori, venne presentata ufficialmente dal medico fisiologo Luigi Di Bella nel 1977 dopo una sperimentazione in varie composizioni durata oltre un decennio con un mix di farmaci a base di ormoni e vitamine, con la somatostatina principio attivo. Il clamore mediatico suscitato dal metodo alla fine degli anni Novanta e la richiesta di un gran numero di pazienti di poter accedere alla cura, fa partire una sperimentazione voluta dal ministero della Salute: siamo nel 1999. E al termine dello studio viene sancita la sostanziale “inattività” della terapia, cioè l’inefficacia terapeutica del metodo. Una parziale risposta positiva alla somministrazione arriva solamente dai tumori neuroendocrini, soprattutto del pancreas. Ma alla bocciatura del metodo nel 1999 si somma il parere negativo del 2005: in una lettera il presidente del Consiglio Superiore di Sanità Mario Condorelli sconsiglia all’allora ministro della Salute Francesco Storace una nuova sperimentazione della multiterapia, visto che il gruppo di lavoro del consiglio ritiene di non avere elementi che ne dimostrino l’efficacia.

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