Carmen, finale buonista. Il sindaco: "E' contro i femminicidi" / SONDAGGIO

Ma su Twitter la scelta di Nardella scatena l'ironia. Lui: "Avete abboccato" / VOTA IL SONDAGGIO

La prima della Carmen a Firenze

La prima della Carmen a Firenze

Firenze, 10 gennaio 2018 - CHE CARMEN uccidesse José era già un finale indigesto, ma a rendere il tutto ancora più grottesco è stata – nella serata della prima – la cilecca della pistola. Perché, ammettiamolo, silenziato lo sparo, anche la trasformazione catartica dell’eroina di Bizet da vittima romantica a donna emancipata che sa difendersi dalla violenza del maschio ha perso di efficacia.

E, con buona pace del regista inventore Leo Muscato e del sindaco presidente del Maggio Musicale Fiorentino Dario Nardella, è finita in burletta. È vero, la pistola in scena ha fatto cilecca solo la prima sera, ma ad amplificare la burletta ha pensato Twitter. Perché se il palcoscenico è il trampolino dell’emozione il social è il mortaio della realtà.

Il sindaco Nardella deve aver trascurato questo aspetto quando ci ha buttato dentro il suo sostegno, senza se e senza ma, a quel finale così poco ortodosso. «Come presidente del @maggiomusicale sostengo la decisione di cambiare il finale di #Carmen, che non muore – ha twittato con convinzione – Messaggio culturale, sociale ed etico che denuncia la violenza sulle donne, in aumento in Italia». E tutti quei caratteri in libertà gli sono ritornati addosso con la violenza di una valanga. È riuscito a collezionare quasi 1200 commenti e tutti negativi. Una specie di record. Perché se la contrarietà dei melomani appassionati di lirica era pressoché scontata, offrire la ribalta al resto del mondo poteva anche essere una mossa da evitare. Soprattutto visto il suo ruolo politico con la campagna elettorale ormai lanciata.

IERI NARDELLA ha deciso di tornare sull’argomento e al tema sacrosanto della lotta al femminicidio ha deciso di aggiungere le decisamente meno nobili ragioni del marketing spinto. «Mi pare – ha spiegato stavolta dalla ribalta di Pitti Uomo – che la polemica sia andata un tantino sopra le righe». «Hanno abboccato – ha aggiunto non senza un pizzico di spavalderia – un sacco di giornalisti, infatti abbiamo il sold out alla Carmen e abbiamo dato un’immagine italiana e internazionale al nostro teatro. Non potevamo aspettarci di meglio. Quindi direi una grande operazione». Esaurite le battute ha poi pensato bene di aggiungere: «Non siamo così ingenui da pensare che si debbano cambiare tutte le favolette e tutte le opere della lirica. Mi dispiace che questo aspetto non sia stato compreso, perché il problema del femminicidio, della violenza sulle donne, è una cosa molto seria: in Italia ogni tre giorni muore una donna per violenza».

E ANCHE questo è vero. Probabilmente però ai tempi di Bizet le donne uccise erano molte di più – si potrebbe forse obiettare – e la bella gitana, simbolo dell’amore e della passione estrema, che muore ammazzata con la giustificazione del troppo amore è, da un secolo e mezzo a questa parte, l’immagine più efficace che letteratura e musica hanno sublimato in difesa delle donne. Insomma la sensibilizzazione sociale contro il femminicidio sì, cambiare il finale delle opere... anche no.

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