Attentato Isis: chi è Lisa. Legata al Casentino ma figlia di una generazione senza confini

Moderna, colta, due lauree. molto impegnata sui diritti civili: e che insieme curava la sua bimba e aveva scelto di battezzarla nella sua terra

Lisa Biancucci

Lisa Biancucci

Arezzo, 20 agosto 2017 - Una vita di forti legami con una terra, la sua, ma anche senza paura dei comfini e dei disagi di un trasferimento,. Il coltello del terrorista ha provato, per fortuna senza riuscirci, a bloccare la natura di Lisa, coraggiosa quanto cosmopolita.

La figlia di una generazione nuova, di quelle che se non sfondano in Italia non hanno paura di tentare più in là, anzi sono esperienze che cercano spesso e volentieri. Una ragazza colta e giramondo, e che alla fine era approdata a Turku con il compagno brasiliano, ma di origini siciliane, Fabio.

Dopo la scuola superiore in Casentino, Lisa era approdata all’università di Siena, dove aveva preso la laurea triennale in Scienza dell’educazione. Quindi a seguire il biennio specialistico e la laurea magistrale in etnologia e antropologia culturale ad Arezzo.

Era rimasta in contatto con uno dei professori che l’avevano portata alla laurea, grazie anche a una corrispondenza via mail, ma in Finlandia il vero ricercatore era il compagno biologo, comn il quale lei collaborava. Il contratto con l’università di Turku di Fabio era comunque quasi alla fine e Lisa sarebbe dovutra rientrare in Italia dopo dicembre.

Di lei raccontano amici e parenti che sia una donna di vasti interessi e di impegno. Lo testimoniano anche le foto postate su Facebook in un profilo sotto pseudonimo, Drosera rotundifolia. Lei in posa contro la guerra in Afghanistan, qualche volta da sola, con cartelli di protesta.

Da donna innamorata del mondo, la mano vigliacca del terrorista ha provato a bloccarla nel momento più tranquilllo e tradizionale, mentre spingeva la carrozzina con dentro la sua piccola di sei mesi, battezzata pochi giorni prima in una chiesa casentinese ma come lei affacciata sul mondo: quella di Romena.

Una donna attenta ai diritti umani, come dimostra l’iscrizione al gruppo pubblico «Refugee Hospitality Club» della Finlandia che lavora per salvaguardare le popolazioni che fuggono dalle aree di guerra e dal terrorismo per impedire che vengano rimandati nell’incubo dal quale sono fuggiti. 

Difficile immaginare che la follia islamista potesse arrivare a minacciarla a Turku, a migliaia di chilometri da Barcellona, da Parigi come dalla sua Bibbiena. E invece persino in una città poco più grande della sua Arezzo ha incrociato il solito grido: «Allah Akbar»