
Urne (Foto generica)
Arezzo, 30 ottobre 2017 - Si vota fino alle 15 in cinque comuni, ultime possibilità per elevare un'affluenza al momento bassa. Il referendum consultivo è stato indetto per la fusione di 5 Comuni. in Casentino e di due (Laterina e Pergine) in Valdarno.Una consultazione che vede iscritti nei seggi 21 mila elettori.
Diverse le modalità di votazione: mentre infatti i cittadini di Bibbiena, Ortignano Raggiolo, Castel Focognano e Chitignano dovranno votare «sì o no» alla proposta di fusione, i cittadini di Chiusi della Verna (Comune inserito in entrambe le proposte), avranno una scheda con tre opzioni: la prima con la possibilità di non istituire alcuna fusione, la seconda con la possibilità di scegliere la fusione con i Comuni di Castel Focognano e Chitignano, la terza invece di fondersi con Bibbiena e Ortignano Raggiolo.
Una campagna elettorale, quella che si è appena conclusa, che parte da lontano e che nel corso di questi ultimi due anni, trascorsi tra ricorsi interminabili e iter burocratici, ha coinvolto i protagonisti in modo curiosamente diverso. Se i sindaci di Castel Focognano e Ortignano Raggiolo, rispettivamente Massimiliano Sestini e Fiorenzo Pistolesi, si sono espressi in maniera favorevole alla fusione rilasciando un’unica dichiarazione e nell’ultimo mese, il sindaco di Chitignano Valentina Calbi ha preferito non pronunciarsi in merito.
Diversa invece la posizione dei due veri protagonisti di questo referendum: da un lato il sindaco di Bibbiena Daniele Bernardini, che ha sostenuto fortemente il sì alla fusione vedendo nel referendum una possibilità di ricchezza e di sviluppo per l’intera vallata, e dall’altro il sostenitore del no per eccellenza, ovvero il sindaco di Chiusi della Verna Giampaolo Tellini che non ha mai digerito la proposta di fusione con Bibbiena, e che vede nella possibilità di unirsi agli altri due Comuni la disfatta del suo territorio, con la probabile perdita per i cittadini di tutti quei servizi oggi garantiti.
Sono 23 i milioni in palio, che in caso di vittoria del sì, arriverebbero distribuiti in 10 anni nelle casse del nuovo Comune «Casentino La Verna». Un’occasione definita più volte «ghiotta» anche dalla delegazione casentinese di Confcommercio, che rappresenta nel territorio oltre 1.400 aziende del terziario di cui più di 500 solo nel solo comune di Bibbiena.
DUE GIORNI storici anche per Laterina e Pergine. I residenti sono chiamati a esprimersi sulla fusione dei due Comuni in un’unica realtà amministrativa. Fino a poche ore dal voto si sono intensificate le prese di posizione a favore o contro il «matrimonio». E’ decisamente favorevole il tavolo delle categorie economiche del Valdarno, che raccoglie Cna, Confartigianato, Confindustria, Confapi, Confcommercio e Confesercenti e invita gli associati a barrare il Si sulla scheda. Del resto in diverse circostanze le associazioni di categoria hanno affermato che la vallata è «un’area complessa e interdipendente dove i problemi sono in larga parte di dimensione sovracomunale e per questo hanno bisogno di risposte dello stesso ordine di grandezza».
TRA I VANTAGGI ipotizzati l’armonizzazione degli strumenti amministrativi, dei regolamenti e dei tributi locali insieme alla razionalizzazione nella gestione dei servizi ai cittadini, nell’ottica del contenimento della spesa pubblica. E aggiungono: «Un ente con maggiori competenze, risorse e capacità di programmazione economica è un’occasione da non perdere per sviluppare in maniera concreta un territorio che non è sfuggito alle gravi difficoltà del periodo attuale, ma che, grazie anche alle aziende presenti, ha ancora forti potenzialità».
DI TENORE opposto le ragioni del no alle nozze. «E’ una decisione affrettata – sostiene Alessio Cardelli, presidente di Alternativa Libera Valdarno – e calata dall’alto, senza alcuna partecipazione della cittadinanza. Addirittura sono state raccolte oltre 350 firme su un documento che chiedeva più tempo per approfondire la questione e condividerla meglio con la popolazione».
E POI L’UNIONE non produrrebbe alcun vantaggio sostanziale perché, aggiunge l’esponente del gruppo che fa capo in Parlamento al valdarnese Samuele Segoni «è un progetto di pochi che vogliono gestire le istituzioni come proprietà personale e in molti si ritrovano ora a decidere ignari delle vere motivazioni alla base di una proposta priva di una seria idea di sviluppo. Un vero salto nel buio per le future generazioni. Fondersi significherebbe creare un comune più grande, lontano dalla gente e le frazioni perderebbero i propri rappresentanti nel consigli comunali ».