Agripunk, la fattoria dove gli animali non si mangiano

Una trentina di animali di specie diverse vivono in libertà vicino ad Ambra. Come sostenere il progetto

agripunk

agripunk

Arezzo, 6 settembre 2015 - Ospitano Ciccino, ora Pablo, il cinghiale ferito da una fucilata da cucciolo e che vagava per San Leolino. Hanno allattato un capriolo trovato accanto alla mamma morta in zona. Ma ci sono anche altri ospiti ad Agri Punk. Appartengono a varie specie e molti sono animali da cortile. Ma nessuno se li mangerà. Questa specie di fattoria infatti è speciale. E ospita una 30ina tra capre, pecore, maiali, conigli, cani, gatti e pennuti vari tra i quali Giorgina, tacchino salvato da un allevamento intensivo. Tutto nasce quando una ragazza veneta e vegana conosce un ragazzo toscano non vegano ma incuriosito da questa filosofia di vita che si basa sul non utilizzo di prodotti di origine animale sia per la tavola che per l'abbigliamento. Uno step oltre i vegetariani, i vegani sono contro lo sfruttamento e la sofferenza delgi animali tanto da bandire anche latte e lana. Il ragazzo in questione abitava accanto ad un allevamento. I due iniziano a frequentarsi: "Iniziamo a vivere insieme ed insieme arriviamo al punto di non sopportare oltre, in silenzio, quello che accadeva dietro casa nostra - dice la coppia - In quell'allevamento di tacchini dove 30.000 animali vi erano rinchiusi ogni 3/4 mesi con finestre sbarrate, luce perennemente accesa anche di notte,lettiera sporca. Animali che ogni giorno morivano, chi lentamente chi velocemente, stipati senza mai vedere il sole, senza mai assaggiare un filo d'erba, senza respirare un alito di vento e senza mai poter aprire le ali. Nutriti con cibo con ingredienti OGM, acqua addizionata con integratori ed antibiotici per "tirarli a campare" giusto quei pochi mesi che li separavano dal viaggio verso il macello. Viaggio che avveniva di notte sotto le finestre della nostra camera da letto. Uno alla volta venivano caricati sul camion tramite un nastro trasportatore, ammassati dentro a queste lunghe gabbie gialle, spingendo e poi richiudendo senza aver l'accortezza di guardare per vedere se era rimasta fuori un'ala oppure una testa di qualcuno di loro che si guardava attorno per capire cosa stesse succedendo. Questo è l'allevamento a terra. Così vengono allevati i polli e i tacchini che poi vengono venduti dalla grossa distribuzione per noti marchi. E' non è un caso isolato, questo. Tanti, troppi ce ne sono di questi moderni lager per nuovi deportati". Così David iniziò a rifiutarsi di contribuire alla logica del dominio, allo specismo e alla sopraffazione del più forte sul più debole.

"Insieme iniziammo ad avere un sogno: veder chiuso questo allevamento e vederlo trasformato in un luogo dove animali ed umani, invece che vivere insieme solo per profitto, convivessero in armonia, libertà e senza nessun tipo di sfruttamento e secondo fine - dicono - Un rifugio per animali salvati dalla morte, dalla prigionia o da maltrattamenti ed per umani che vogliono fuggire dalle città: un rifugio antispecista. Dopo 2 anni di lotta, tentativi e proposte, siamo riusciti finalmente ad arrivare a coronarlo. Siamo in procinto di comprare il podere dove è situato l'allevamento, ormai ex da fine maggio scorso, per creare un'oasi dove l'animale può essere libero di essere se stesso, vivere e morire come e quanto la sua natura riterrà necessario e dove l'uomo può riscoprire l'arcaico legame con la terra così perduto in questi anni. Ci siamo riusciti grazie a 2 anni di impegno e grazie al sostegno di una cordata di associazioni, gruppi e amici che si sono impegnati a supportarci ed aiutarci per comprare insieme a noi questo posto. Siamo riusciti ad arrivare alla somma che ci consente il primo grande e fondamentale traguardo: non far riaprire l'allevamento. Ora servono ancora forze per ridare vita e dignità a questa splendida valle".

Qui infatti i due vogliono realizzare una comune agricola per provvedere, con i frutti della terra, al sostentamento di tutti gli abitanti del podere, ma per questa fase iniziale cercano ancora sponsor, gruppi o persone che vogliano contribuire economicamente al progetto. Comprese persone che vogliano vivere li, "che abbiano a cuore la nostra stessa causa e che siano intenzionate seriamente a fare parte di tutto questo". Il progetto si chiama Agripunk (per sottolineare la nostra visione di agricoltura e "allevamento" controcorrente) ed è stato formalizzato in un'associazione, Agripunk Onlus e noi ci chiamiamo David e Desirée. Prossimamente saliremo a 4 abitanti umani mentre gli abitanti non umani sono circa una 30ina tra capre, pecore, maiali, conigli, cani, gatti e pennuti vari tra i quali Giorgina, l'unica tacchino dell'Isola rimasto e salvato da noi. "Ospitiamo anche Ciccino ora Pablo, il cinghiale ferito da una fucilata da cucciolo e che vagava per San Leolino e mentre vi scriviamo tutto questo stiamo allattando un capriolo trovato accanto alla mamma morta qui in zona - dicono - Per chi volesse venire a conoscere la nostra realtà, ogni fine settimana organizziamo cene e pranzi vegan di autofinanziamento su prenotazione in cambio di un'offerta per il rifugio. Ci trovate ad Ambra in Località L'Isola e per prenotare o contattarci rispondiamo allo 055996946 oppure alla mail [email protected]Per conoscerci invece virtualmente vi invitiamo a visitare il nostro blog www.agripunk.it oppure la pagina Facebook Agripunk Onlus dove troverete tutte le info su di noi, come raggiungerci e come aiutarci. Vi invitiamo a venire a trovarci, che siate vegan oppure no. Anzi, se non lo siete ancora meglio! Conoscerete di persona chi finisce nel vostro piatto, in che condizioni viene costretto a "vivere" per arrivarci nel vostro piatto e per capire che in quel piatto è meglio che ci finiscano cibi vegetali mentre l'animale in questione bruca sereno accanto a te e si fa la sua vita".