
Raffaele Rubinacci (a destra). col presidente dell’Aic, Umberto Calcagno
Calcisticamente, la sua è stata (Luciano Ligabue docet) “una vita da mediano a recuperare palloni”, in mezzo al campo. Un gregario con ‘cazzimma’ e orgoglio. Tutte qualità che Raffaele Rubinacci, vulgo Lello, ha trasferito nella sua seconda vita da sindacalista del pallone, come collaboratore dell’Aic, l’associazione italiana calciatori.
Di cosa ti occupi in questo periodo?"Mi occupo dei ragazzi che giocano nei dilettanti, dalla serie D alla Terza categoria, per buona parte della Toscana e anche della Liguria – afferma Rubinacci -: il mio compito è quello di far conoscere come cambia il mondo dei dilettanti soprattutto sotto l’aspetto contrattuale e fiscale, visto che con la riforma dello sport è stata certificata la nascita della figura del ‘lavoratore sportivo’".
Fra i tesserati c’è stata la consapevolezza di questo cambio di rotta, con maggiori tutele e garanzie per i calciatori?"Sì, soprattutto in serie D e in Eccellenza, dove i ragazzi che giocano al calcio sentono il profumo del professionismo e quindi vogliono essere informati, nel caso in cui si possano aprire opportunità di fare il salto di qualità. Ma il compito dei collaboratori dell’Aic come me è quello di informare tutti i calciatori dilettanti. Ed è quello che ho fatto incontrando centinaia e centinaia di ragazzi, rispondendo alle loro domande, credo in maniera esauriente".
In sintesi, questa riforma come si può spiegare?"Tutti i calciatori dilettanti sono inquadrati come ‘lavoratori sportivi’, chi come volontario e in questo caso, il compenso che riceve è minimo, chi come co.co.co, una collaborazione coordinata e continuativa, che si configura con un regolare contratto, esentasse fino a 5.000 euro l’anno, con la possibilità di stipulare intese pluriennali fino a cinque anni per i maggiorenni e solo due anni per i minorenni. A fronte di questi contratti che devono essere registrati, le società sono tenuti a onorarli fino all’ultimo. E questo è un’ulteriore garanzia per i tesserati, senza dimenticare che i calciatori co.co.co hanno la possibilità di trasferirsi in tre sessioni di mercato fino al 31 gennaio".
Ovviamente il tutto accompagnato da maggiori tutele sanitarie e assicurative. Il calcio dilettantistico è sempre meno a ‘pane e companatico’: i tempi cambiano ed è giusto che – calcisticamente – ‘i figli di un Dio minore’ non siamo considerati sempre e comunque come semplici comprimari.
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