
C’era una volta il Bozzano che faceva tremare – calcisticamente – Viareggio. Un Bozzano ambizioso e sanguigno che cullava sogni di gloria dalla metà degli anni ’80 in avanti, sogni che hanno regalato giornate ed emozioni indimenticabili, sogni che nel nuovo secolo hanno incominciato a perdere sostanza fino a frantumarsi. Da questa stagione infatti, il calcio arancione non esiste più, sconfitto da una somma di problemi che alla lunga si sono rivelati insormontabili. Ma è chiaro che se questa storia, nata nel 1953 scivola in archivio, non è detto che in futuro non possa rinascere qualcosa.
Ovviamente parlando di Bozzano non si può fare a meno di ricordare le annate d’oro in serie D-Interregionale, popolate di imprese, di personaggi genuini e passionali – come gli storici patron Tino Checchi ed Eugenio ‘Beck’ Franceschi – di partite indimenticabili, di momenti di assoluto spasso, dalla lettura all’autoparlante delle formazioni, all’annuncio dei risultati finali (Bozzano 2-Baracca a casa) oppure con l’invito perentorio – costò una multa di 400mila lire – all’arbitro, sempre con lo stesso autoparlante, di finire la partita perché il tempo era scaduto. Ma ci sono anche imprese contro squadra allenate da futuri commissari tecnici, il 2-1 (con doppietta di Maurizio Barsanti su calcio di punizione) al Baracca Lugo, poi vincitore del campionato (stagione 1988-89), allenato da Alberto Zaccheroni, poi alla guida della nazionale del Giappone; oppure contro la Pistoiese di Giampiero Ventura nel 1990-91 (gli arancioni della Valdinievole vinsero il campionato, il Bozzano finì al secondo posto). Senza dimenticare lo storico successo sul Viareggio mendelliano, al ‘Rontani’ per 2-1 (con l’allievo Eugenio Dinelli, allenatore degli orange, che superò il maestro Enzo Riccomini), nella stagione della promozione in C2 delle zebre. Partita passata alla storia anche per il treno speciale organizzato da Viareggio, in direzione di Bozzano e le tribunette supplementari montate per ospitare i numerosi tifosi bianconeri. Altri tempi. Cinque stagioni in serie D, con un secondo, terzo, quarto e sesto posto, fino alla buccia di banana della stagione 1991-92 con il 14esimo posto, che valse la retrocessione, dovendo scontare sei punti di penalizzazione per un presunto tentativo di illecito.
Dopo quel ko il Bozzano ha provato a ripartireo. Non sono mancate le soddisfazioni ma solo a metà: la serie D è diventata un miraggio. E con il tempo, sono arrivate le prime crepe, la fusione poco gradita dagli sportivi con gli storici rivali del Massarosa (altri tempi i derby fra ‘fagiolari’ e ‘biroldari’, i passi falsi che hanno portato verso il basso. Poi la decisione di non insistere, rinunciando alla Seconda categoria e non iscriversi alla Terza per mantenere almeno in vita il nome calcistico degli ‘orange’.
E calando il sipario non si può fare a meno di ricordare le centinaia di giocatori che hanno indossato la maglia del Bozzano, interpretando al meglio l’anima ‘guerriera’ della società che voleva farsi largo a suon di risultati nel mondo del pallone: il ‘Rontani’ si è spesso rivelato un fortino inespugnabile dove anche gli squadroni pagavano dazio alla grinta, al coraggio, all’intensità e ovviamente anche alla bravura dei giocatori bozzanelli. Azzardiamo una formazione mista degli anni d’oro (4-3-1-2) con Checchi (o Rossi) fra i pali; difesa con Torcigliani, Vassalle, Polloni e Barsanti; Casanova, Ramacciotti e Bacci; Morelli alle spalle di Bonuccelli e Toracca (o Covelli). Ovviamente ci sarebbero altri giocatori meritevoli di entrare in questa top. Per tutti un applauso e un momento di commozione perché il Bozzano ha rappresentato un pezzo della loro vita non solo sportiva.