
Battaglia doveva essere, battaglia è stata. Dopo 16 anni la città si è dotata di un nuovo piano strutturale, approvato giovedì sera in consiglio comunale soppiantando quello del 2007. Ma lo strumento urbanistico, che era stato adottato due anni fa, ha aumentato la divisione tra gli schieramenti, con reazioni diametralmente opposte. Da una parte si esulta per un piano che darà sviluppo al territorio per i prossimi 15 anni, dall’altra si accusa l’amministrazione di voler edificare anche in zone fragili sul profilo idrogeologico oltre ad aver previsto un incremento della popolazione esagerato rispetto al trend attuale.
I numeri sono quelli già illustrati a suo tempo: 82mila metri quadri di edificazione, tra nuove edificazioni di edilizia residenziale (39.500) e recupero (42.500), di cui solo il 35% di nuova edificazione (13.800 metri quadri) potrà essere effettuata nel primo piano operativo, della durata di 5 anni. "Abbiamo concluso un lavoro lungo e impegnativo – dice il sindaco Alberto Giovannetti – anche grazie alla collaborazione dei consiglieri di opposizione in commissione urbanistica, oltre al contributo dei nostri professionisti e dell’architetto Riccardo Breschi, estensore di questo piano. Oggi Pietrasanta ha uno strumento moderno ed efficiente che protegge i sistemi ambientali più delicati e garantisce sviluppo al territorio in ogni settore, dal residenziale all’artigianale ma solo all’interno del perimetro urbano esistente. Il piano operativo, che arriverà in consiglio fra qualche mese, è un’altra partita su cui stanno lavorando già da tempo gli enti sovracomunali preposti, i nostri tecnici e l’assessore Sorbo". Una seduta, quella di giovedì, che Pd e “Insieme per Pietrasanta“ definiscono "desolante": "Il piano strutturale è lo strumento governativo più importante di un’amministrazione e dovrebbe delineare le strategie volte allo sviluppo del territorio e della comunità. Invece quello approvato è senz’anima e privo di alcuna visione politica e strategica, se non un’edificazione massiccia che stravolgerà il territorio, indebolendolo sia dal punto di vista dell’attrattività turistica sia dal punto di vista ambientale". Tra le zone a rischio edificazione indicate dalla minoranza ci sono in particolare le Pioppete, i Macelli e il terreno accanto alle materne dell’Africa in quanto classificate in clase P3, cioè con la massima frequenza di alluvioni.