
"Il mar Mediterraneo è un bacino quasi chiuso e in parte poco profondo dove le sostanze contaminanti ristagnano e finiscono a livelli altissimi nella catena alimentare, che parte da organismi piccolissimi, pesci, poi cetacei e arriva fino all’uomo". A parlare è la professoressa Letizia Marsili, docente di Ecologia dell’Università di Siena, alla ricerca di una spiegazione della moria di delfini che sta interessando le acque toscane. Sono 13 i delfini spiaggiati, dalla metà del mese scorso, fra cui una femmina di Tursiope a Forte dei Marmi e un maschio di Stenella a Lido di Camaiore, entrambi trovati il 29 dicembre.
Le carcasse dei delfini sono state portate all’Università di Siena, al laboratorio di necroscopia dell’Accademia dei Fisiocritici, dove sono oggetto di studio. "Su otto di loro – spiega Marsili – sono state fatte le necroscopie dalla veterinaria dell’Istituto zooprofilattico alla ricerca di presenze patogene e eventuali parassiti; sugli altri abbiamo fatto noi biologi le dissezioni prelevando i tessuti per le indagini alla ricerca di sostanze contaminanti e di microplastiche; Arpat si occupa di analizzare il contenuto di stomaci e intestini prelevati. Di tutti questi esami fra un paio di settimane avremo i risultati".
Dunque quale potrebbe essere la causa di queste morti?
"I casi sono diversi – afferma la professoressa Marsili – . Trovare in un animale morto lo stomaco vuoto o pieno è già indicativo: se ha stomaco vuoto vuol dire che l’animale non mangiava da tempo e dunque era in stato di stress. Due dei delfini avevano lo stomaco pieno, quindi stavano bene; alcuni invece erano molto piccoli, ancora in fase di allattamento, per cui è ipotizzabile che la morte sia arrivata per mancanza della mamma; altri erano a stomaco vuoto e quindi non in buono stato di salute".
Sono state trovate plastiche?
"Negli stomaci non sono state trovate grosse plastiche che provocano ostruzioni. Questo non esclude però la presenza di microplastiche, che saranno oggetto di indagini condotte dalla professoressa Cristina Fossi".
Su cosa indagate?
"A noi spettano le indagini sui contaminanti ambientali, come, per fare un esempio, gli idrocarburi del petrolio, che accumulati in alti livelli provocano immunodepressione negli animali, rendendoli maggiormente esposti a patologie".
Avete riscontrato virus?
"Potrebbe essere nei casi degli animali più magri, recuperati a stomaco vuoto: in passato è stata accertata la presenza del morbillivirus, che insieme ai contaminanti porta al decesso".