REDAZIONE VIAREGGIO

Travolti dalla tampesta dopo il crollo della diga

Il capitano Malfatti e il marinaio Paoli si sono costituiti parte civile nel processo. A Rapallo videro affondare il loro yacht e per resistere al mare si legarono a un palo

Anche il Comandante Andrea Malfatti e il marinaio Stefano Paoli, entrambi viareggini, si sono costituiti parte civile nel processo per il crollo della diga foranea di Rapallo, dopo la mareggiata dell’ottobre 2018 che provocò il naufragio di 225 yacht di lusso. Erano a lavoro, a bordo dello yacht Mar di Giava, quando si è abbattuta la tempesta con venti oltre i 150 chilometri orari e onde di 8 metri che hanno letteralmente abbattuto la diga del porto turistico Carlo Riva. La forza del mare causò, a catena, la rottura degli ormeggi di centinaia di imbarcazioni finite poi sulla spiaggia, sulle scogliere del lungomare.

Erano le 16 del 28 ottobre quando per i due marittimi, assistiti dall’avvocato viareggino Tiziano Nicoletti, cominciò quella che il capitano Malfatti ha descritto come "un’avventura apocalittica". "La barca si stava fracassando in banchina" raccontò al nostro giornale, e per salvare lo yacht aggiunse altre cime "ma furono strappate come capelli". Intorno alle 19, dopo ogni tentativo disperato, Malfatti diede l’ordine di abbandonare la nave, e non riuscendo a raggiungere la banchina insieme al marinaio Paoli trovò ospitalità in una barca vicina: il Sakara. "In quel momento ho visto affondare il nostro yacht. E quando si sono strappate anche le cime del ‘Sakara’ – proseguì – in 15 ci spostammo sull’ultimo yacht vicino, per poi decidere di scendere dalla passerella in banchina". Appena sbarcati, un’onda sbalzò tutti alla distanza di 20 metri. Erano le 21 circa, e per resistere al mare "ci legammo ai pali della luce". Dove rimasero fino all’1.45 di notte, fino all’arrivo degli uomini del reparto anfibi dei vigili del fuoco. "Quel giorno – spiega l’avvocato Nicoletti – Malfatti e Paoli oltre a perdere gli oggetti personali e il lavoro, subirono danni psico-fisici".

Domani durante l’udienza al Tribunale di Genova il Gup deciderà sulla richiesta di rinvio a giudizio dei due imputati; il progettista della diga, Ernesto La Barbera e il dirigente del Genio civile Alessandro Pentimalli. Le accuse sono di disastro colposo e naufragio. Secondo l’accusa i lavori di rinforzo a cui la diga era stata sottoposta poco tempo prima della mareggiata avrebbero avuto difetti nella progettazione e non vi sarebbero state le prescrizioni tecniche e la vigilanza da parte del Genio civile. Le parti civili hanno chiesto anche il coinvolgimento del Ministero delle infrastrutture come responsabile civile.

Martina Del Chicca