
In via Ponchielli l’attesa delle 23.48 sarà scandita da diversi interventi Poi la lettura dei nomi delle 32 vittime affidata ai giovani
Ognuno conserva un ricordo di quella sera: dov’era, con chi, cosa stava facendo. Di quello che è stato prima e quello che è venuto dopo "quel tramonto a mezzanotte". Quando il cielo bruno su Viareggio si è fatto rosso, come il fuoco che si è sollevato fra i binari. Ognuno, qui, ha il suo 29 giugno; ma 32 persone non ne hanno più avuto uno dopo il 2009. Uccise da un treno senza ritorno, in equilibrio su un asse corroso del ’74 e lanciato tra le case senza controllo, deragliato ed esploso col suo carico di Gpl alla stazione.
Un disastro annunciato dalla carenza di adeguati protocolli per mitigare i rischi, e un attimo prima dalle scintille e dall’odore aspro del gas che si è infilato nelle porte di via Ponchielli, oltre le quali si chiudeva una giornata come tante. I bambini messi a letto, l’ultima partita a carte tra amiche, la prima cena tra fratelli riuniti a Viareggio dal Marocco, l’ultima carezza degli sposini prima di addormentarsi, l’ultimo bacio soffiato dalla compagna del fornaio che si avviava verso una giornata nuova. Istanti di vite, interrotte delle 23.48. Quando quel treno è arrivato come come una bomba sganciata in tempo di pace.
Ed è per chi non è riuscito a fuggire all’inferno, o ha sacrificato la vita per proteggerne un’altra; per chi ha perso il loro abbraccio; per chi il lavoro pur di difendere il diritto alla sicurezza di tutti; per chi ha scavato nella verità ma non ha avuto tempo di confrontarsi con la giustizia che ancora si attarda, che il 29 giugno è diventato un impegno. Il giorno da cui ripartire, verso l’unica speranza che è rimasta tra le macerie di via Ponchielli: "Mai più disastri". Ed è per questo che Viareggio – dopo la messa in memoria delle vittime alle 11 nella chiesina del cimitero dalla Misericordia, e l’incontro sulla demilitarazzione nelle scuole e in ferrovia alle 18.30 alla Chiesina dei Pescatori– è chiamata, questa sera, dalle 21.15, a camminare, dalla Darsena, attraverso la Passeggiata, oltre la stazione e la Croce Verde, fino a via Ponchielli. Per opporsi alle guerre quotidiane, per sopravvivere al lavoro che nei primi quattro mesi del 2025 (secondo l’Inail) è costato la vita a 291 persone. Ma anche per opporsi alle guerre che infiammano i confini nel mondo, e di cui si è perso il conto dei morti. "Non possiamo ignorare ciò che sta accadendo" ha detto Daniela Rombi, presidente dell’associazione “Il mondo che vorrei“ che riunisce i familiari delle vittime della strage. "E per questo chiediamo a Viareggio di camminare con noi, anche con una bandiera della pace. Per chiedere il rispetto per la vita".