Questa sera alle 21, nel cortile di San Paolino, si terrà l’ultima conferenza che il parroco don Mauro Lucchesi ha voluto dedicare a uno spaccato della storia di Viareggio. Prima Giovanbattista Montini poi papa Paolo VI, poi Maria Luisa di Borbone che nel 1820 elevò Viareggio al rango di città. Ora tocca a quel ’figlio del farmacista’ che ebbe ad essere uno dei più illustri protagonisti dell’universo letterario della seconda metà del secolo XIX: Mario Tobino. Ad illustrarne la figura e l’opera sarà la nipote Isabella Tobino, presidente della ’Fondazione Tobino’ la cui sede si trova fra quelle "antiche scale" che per circa 40 anni Mario Tobino ha salito e sceso per curare i ricoverati nell’ex ospedale psichiatrico di Fregionaia (meglio conosciuto come Maggiano), dove il medico-scrittore ha lavorato come psichiatra.
Ebbene, se i suoi capolavori sono da ascriversi a titoli come "La brace dei Biassoli", "Le libere donne di Magliano", che con Viareggio hanno nulla da spartire, alla sua città natale e al suo vecchio mondo marinaro ha dedicato almeno tre volumi di gran pregio narrativo: "L’angelo del Liponard", "Sulla spiaggia e di là dal molo" e il giovanile e già citato "Il figlio del farmacista". Tutti comunque incentrati non sulla Viareggio del suo tempo, ma su quella gloriosa marineria a vela rimasta negli annali della navigazione. Quindi una conferenza tenuta da colei che di Mario Tobino è stata ed è la gelosa custode della memoria. Un’occasione per conoscere da vicino colui che scrisse - e da anni campeggia sulla diga foranea del porto - "In te son nato, in te voglio morire", ma a cui la sorte ha negato questa sentita volontà, perché la morte lo colpì improvvisamente ad Agrigento dove si era recato per ricevere il “Premio Pirandello”.
Mario Pellegrini