
Strage di Viareggio, i familiari delle vittime
Viareggio, 18 settembre 2015 - VORRESTI abbracciarla questa mamma, aiutarla a sostenere il peso che porta sul cuore. Ora il dolore lo vedi, è più forte e violento di quanto avevi tentato di immaginare in tutti questi sei anni. Avevamo conosciuto Emanuela Menichetti, il suo sorriso delicato come una mezza luna, quella cascata di riccioli mori e pieni come i suoi occhi nocciola e la pelle di camelia. E’ questa l’immagine che ha accompagnato sua mamma, Daniela Rombi, ad ogni udienza del processo per la strage del 29 giugno. Ad ogni presidio o cerimonia. La fotografia di una bellissima ragazza di 21 anni. Ma ieri, di fronte a Montecitorio, Daniela ha mostrato l’altra Emanuela. «L’Emanuelina, quella di dopo». Quella che per quasi due mesi ha vegliato dietro un vetro nella camera sterile del reparto grandi ustionati, che non ha potuto stringere prima di lasciarla andare. Vinta dalle ustioni, vinta dalle fiamme dell’incendio che l’hanno travolta in via Ponchielli. «Questa è la strage di Viareggio»; si limita a dire Daniela. «Ci ho messo sei anni prima di avere la forza di rivedere questa immagine...» Che racconta quello che è stato.
DI FRONTE a Daniela, e ad Emanuela, è impossibile tirare dritto. Così come di fronte a Marco, Piagentini, testimone dell’inferno. Qualcuno però lo fa. Ma né il caldo né il vento fermano il presidio di fronte alla sede del Parlamento. Nel giorno del rientro sui banchi gli onorevoli di questa Repubblica si trovano a fare i conti con questa storia di provincia, trafitta da un treno merci che trasportava gas liquefatto infiammabile su un carro marcio. E che si è trasformato in una bomba. Si trovano a fare i conti con le famiglie e una città che non arretra di un passo e chiede giustizia per le 32 vittime. Con l’incubo della prescrizione in cui rischia di sprofondare il reato di incendio colposo. «E allora... Allora – ribadisce Daniela attaccata a sua figlia e ad un megafono – dovrete spiegarmi come è morta la mia Emanuela». Ad ascoltarla, e ad ascoltare gli altri familiari, si sono fermati deputati del Pd; Martina Nardi, originaria della provincia di Massa Carrara, è scesa in piazza «e ci ha promesso che si sarebbe interessata per organizzare un incontro con il ministro della giustizia Orlando»; racconta Marco Piagentini. Piena solidarietà da Sel, e anche dalla Lega. Ma i deputati del Movimento Cinque Stelle sono gli unici che hanno fatto salire nel Palazzo i familiari delle vittime. «Di Battista ci ha promesso uno spazio, senza limiti di tempo, durante il prossimo convegno del M5s a Imola. Per la parlare di una strage che in troppi vorrebbero archiviare, far dimenticare». Ma sono poche le possibilità di fermare il tempo e la prescrizione. «Nessuno – continua Marco – ci ha fatto promesse in tal senso; per questo il confronto della prossima settimana con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella assume per noi un’importanza fondamentale».
Anche l’amministrazione – oltre a una delegazione della società civile – è rimasta al fianco dei familiari; al presidio c’era l’assessore al sociale Sandra Mei che ribadito solo una cosa «ci saremo sempre, saremo sempre a fianco dei familiari».